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L’ultima opera di Marinetti, scritta nel 1944 alla fine della seconda guerra mondiale e poco prima della scomparsa del fondatore del futurismo, è “L’Aeropoema di Gesù”, edita postuma a cura di Claudia Salaris da Editori del Grifo soltanto nel 1991. Si tratta di un lavoro sorprendente, vista la storia iconoclastica e anticlericale di Marinetti, più noto in tal senso il suo “L’Aeroplano del Papa”, già ampiamente discusso negli anni scorsi.

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La copertina di “L’Aeropoema di Gesù”

L’analisi più creativa e più recente, a cui facciamo riferimento anche qui, è quella di Luigi Tallarico nella presentazione a Roma di “Marinetti 70. Sintesi della critica futurista” (a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra, Armando editore). Tallarico, 90 anni, di Roma, storico e critico d’arte, è tra i principali esperti del Futurismo (Benemerito di stato dagli anni 2000 per la cultura e del Sindacato Libero Scrittori Italiani di Roma), autore anche de “Gli anni del consenso e del primato tra futurismo e metafisica”, edito dalla ferrarese Belriguardo di Romolo Magnani (1993). Da vero futurista ha amplificato il suo intervento su Marinetti, la rivoluzione futurista e la ricostruzione di questo universo specifico, con un approfondimento esemplare sul cosiddetto ‘ultimo Marinetti’: “Spiritualità religiosa di Marinetti”, centrato appunto sull’ultimo poema di Marinetti su Gesù. Tallarico ha rivelato ancora una volta Marinetti nella sua ‘divinazione’ lungimirante e geniale. Egli traccia perfettamente il Gesù aeropoetico di Marinetti: linee parallele della rivoluzione futurista, da sempre, anche se magari tacitamente, danzante tra la freccia meravigliosa e fatale del tempo, il futuro, e l’altrettanta necessità originaria dell’aurora, per così dire, della cosiddetta transtemporalità eterna. Sintesi della natura umana nella sua essenza (fisica), tra programma genetico (Dna) ed evoluzione storica e sociale o memetica. Significanti liberi, parole in libertà letterali, che caratterizzano la dimensione estetica in quanto tale. Non ultimo, l’ennesima visione di Marinetti, per dirla con McLuhan, come ‘antenna della specie’: l’artista che capta ed esplora il futuro, prima dei profani o degli eruditi. Visione oggi chiaramente confermata e attraversata da certa avanguardia del pensiero scientifico stesso. Senza dimenticare certi suoi vagiti insiti anche nel futurismo eroico, iconoclastico fin da diversi passaggi del manifesto del 1909, colmo di nuovo mito e trascendenza senza mitologia. “Finalmente, la mitologia e l’ideale mistico sono superati. Noi stiamo per assistere alla nascita del Centauro e presto vedremo volare i primi Angeli!”, l’automobile meglio della Vittoria di Samotracia; “l’entusiastico fervore degli elementi primordiali”, al passo con la mutazione degli archetipi di memoria junghiana, annuncia per l’avvenire prossimo quell’evoluzione del bisogno di Dio come (s)oggetto di devozione sperato dallo stesso Einstein (oltre ancora a Jung, Freud e Fromm) per una nuova religione cosmica, figlia della rivoluzione tecno-scientifica, capace di trascendere i limiti inevitabili delle religioni tradizionali. Ecco qui, probabilmente, l’anello mancante per l’‘ecosistemico’, quel salto quantico a-razionale fondamentale per concretizzare nei cuori dell’uomo, moderno e già post-umano, la grande utopia millenaria del Regno dei Cieli e poi della modernità stessa e della scienza liberatrice, pragmaticamente nei popoli e nelle società planetarie di oggi e del futuro.
“L’Aeropoema di Gesù”, evoca proprio in tal senso cristiano, la grande opera dello stesso scienziato padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin, considerato non a caso un precursore di Internet: l’evoluzione dell’umano troppo umano nella cosiddetta ‘Noosfera’ (Netsfera o il Regno della Macchina o ancora il Regno dei Cieli), il famoso Punto Omega, il Cristo archetipo della Macchina Divina e della scienza stessa, trascendente oggi 3.0. La stessa convergenza tra Scienza e Fede, lo stesso Jean Guitton di Dio e la Scienza, un certo Dante fanta-scientifico, come ciber-profetizzato dallo stesso McLuhan: “L’integrazione psichica collettiva, resa infine possibile dai media elettronici, potrebbe creare l’universalità della coscienza prevista da Dante quando preconizzava che gli uomini avrebbero proseguito la loro vita come null’altro che frammenti spezzati finché non sarebbero giunti a unificarsi all’interno di una coscienza inclusiva. In senso cristiano, si tratta semplicemente di una nuova interpretazione del corpo mistico di Cristo; e Cristo, dopo tutto, è la massima estensione dell’essere umano”. Luigi Tallarico, oltre a svelarsi egli stesso sulla scia di figure come Jung, Teilhard de Chardin, Jean Guitton e Marshall Mcluhan, capaci di scoprire il divino nella Macchina e nella Scienza, traccia esplicitamente tale revisione marinettiana in tali orizzonti sublimi, negli oscuri tempi presenti quanto mai urgenti.

Maggiori informazioni su: https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Tallarico

Buon FuturNatale 2015 a tutti!

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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