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Giorno: 15 Maggio 2019

L’ICS Alda Costa incontra il 16 maggio gli artigiani in CNA per il progetto PON Orientamento e Ri-Orientamento

Da: Istituto Comprensivo 2
Si svolgerà giovedì 16 maggio alle ore 15, presso la sede CNA Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola, Media Impresa Associazione Territoriale Ferrara in Via Caldirolo, l’incontro rivolto agli studenti Boiardo. Stanno svolgendo il modulo didattico Costruisco il mio futuro, nell’ambito del Progetto PON dell’ICS Alda Costa Ferrara Orientamento e Ri- Orientamento. Gli studenti, accompagnati dai docenti Stefano Felisatti e Georgia Loperfido, verranno accolti dai referenti CNA Ughetta Ciatti, Silvia Merli e Alessandro Fortini, che presenteranno la struttura e le funzioni di CNA, dalla Dirigente Scolastica ICS A. Costa Stefania Musacci e dalla docente Paola Chiorboli, che illustreranno invece i contenuti del progetto. A seguire, interverranno Jessica Morelli, di Intraprese Fotografiche e Franco Antolini della Legatoria Antolini, soci CNA Ferrara, che racconteranno ai ragazzi la loro storia professionale di imprenditori artigiani. L’incontro conferma l’importanza del contributo fondamentale del territorio nella progettazione e nello sviluppo dei percorsi didattici all’interno dei progetti che le scuole attuano grazie ai fondi strutturali europei. Oltre a CNA Ferrara il progetto PON dell’ICS Alda Costa Ferrara Orientamento e Ri- Orientamento dell’ICS Alda Costa ha come partner Promeco- Comune di Ferrara, l’Associazione Almadiploma, il Comitato Genitori della scuola M.M. Boiardo, il Liceo Carducci e l’Istituto di istruzione superiore N. Copernico- A. Carpeggiani.

Modonesi ha incontrato coordinatori pedagogici, gestori ed educatori dei servizi per l’infanzia

Da: Informazioni Aldo Sindaco
L’universo dei gestori di servizi per la prima infanzia è stato chiamato a raccolta ieri, lunedì 13 maggio, alla sala del Convitto di Spazio Grisù dal candidato sindaco Aldo Modonesi. A dialogare con lui si sono ritrovati esponenti del privato, del privato sociale e del pubblico a testimonianza che il sistema integrato a Ferrara funziona anche quando è il momento di progettare i servizi del futuro.
Cristina Corazzari, candidata al Consiglio comunale nella lista del Pd, ha brevemente richiamato i punti del programma di Aldo Modonesi e della coalizione che lo sostiene, dedicati ai servizi per l’infanzia e a quelli scolastici. Ha preso poi la parola Tomas Gallerani, candidato nella lista Insieme!, che in veste di moderatore ha vivacizzato gli interventi del pubblico.
Dirigenti pedagogici, coordinatori ed educatori sono risultati tutti d’accordo nella necessità di puntare sulla formazione del personale, la supervisione del coordinamento pedagogico, il potenziamento della corresponsabilità educativa tra colleghi, il supporto psicologico per il personale e una puntuale attuazione e potenziamento dei protocolli esistenti per tutelare la sicurezza e il benessere dei bambini. Bocciata perché considerata inefficace l’idea delle telecamere quali strumenti di prevenzione poiché utili solamente a constatare fatti già avvenuti.
Sottolineata poi l’opportunità di incrementare l’azione di sussidiarietà tra pubblico e privato attraverso la definizione di una vera logica di sistema in cui il privato possa rispondere alle esigenze emergenti, riguardo alla necessità di posti o a copertura del mese di agosto, in funzione vicaria al Comune.
“L’incontro è stato prezioso per gli spunti offerti da chi opera in un settore vitale per le famiglie. Utile la sollecitazione a snellire le procedure di assegnazione dei posti vacanti nei servizi educativi e a rendere note alle famiglie le buone prassi già in essere oltre a sottolineare in ogni modo il valore del sistema integrato della nostra città, che ci rende una eccellenza in campo educativo. – ha commentato in chiusura Aldo Modonesi – Alle famiglie e a chi lavora nelle strutture pubbliche e private vanno garantiti ascolto ma soprattutto collaborazione per individuare soluzioni efficaci ai bisogni emergenti”.

Sabato 18 maggio: una giornata all’insegna della cultura e del benessere sportivo!

Da: Stampa
Sabato prossimo, sarà una giornata densa di appuntamenti per coloro che vorranno trascorrerlo nella cittadina lagunare! Due le iniziative che si terranno in centro storico. Alla mattina si svolgerà il convegno sul tema “Comacchio una città che si muove”, in cui verranno trattate diverse tematiche legate alla salute e allo sport, con inizio alle ore 8.30 per la registrazione dei partecipanti e chiusura alle ore 12.30 con le conclusioni di Patrizia Buzzi del Comune di Comacchio. Previsti gli interventi di Riccardo Pattuelli Assessore allo Sport e Maria Chiara Cavalieri Assessore alle Politiche Educative, Giovanili e dell’Associazionismo.
Alla conclusione della giornata di studio sarà offerto un aperitivo. Il convegno è rivolto a: insegnanti di ogni ordine e grado, operatori del settore, operatori dei servizi sociali-sanitari, genitori, studenti di scienze motorie e licei sportivi e a tutta la comunità! Per il personale della scuola, l’iniziativa si configura come attività di formazione ed aggiornamento riconosciuta dal MIUR.
Alle ore 21.00 altro appuntamento imperdibile e molto suggestivo: visita “notturna” al museo Delta Antico! Infatti, anche Comacchio partecipa a “La notte europea dei musei”, manifestazione che, annualmente, apre le porte delle strutture espositive di tutto il vecchio continente ai visitatori che vi potranno accedere a condizioni agevolate. A Comacchio, sarà possibile entrare al museo che offrirà, compreso nel costo del biglietto, la visita guidata gratuita e lo spettacolo delle ombre!
Vi Aspettiamo!

AnceBologna, Ance Ferrara, Ance Modena e Hera Servizi Energia insieme per la riqualificazione energetica e sismica dei condomini

Da: Organizzatori

AnceBologna, Ance Ferrara, Ance Modena e Hera Servizi Energia, la energy service company di riferimento per il settore industriale del Gruppo Hera, hanno siglato un’importante convenzione finalizzata a promuovere e a sensibilizzare i cittadini e i condomini sulle tematiche legate all’efficienza energetica negli edifici esistenti.

La convenzione è stata sottoscritta ieri, 13 maggio, dal Presidente di AnceBologna, Giancarlo Raggi, dal Presidente di Ance Ferrara, Adriano Paltrinieri, dal Presidente di Ance Modena, Sandro Grisendi, e dal Presidente di Hera Servizi Energia, Stefano Lappi.

L’obiettivo della convenzione è promuovere la realizzazione, sui territori di Bologna, Ferrara e Modena, di interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico delle abitazioni, intervenendo sull’involucro edilizio e sugli impianti degli stabili condominiali per garantirne una efficienza energetica attraverso l’isolamento termico e il rinnovo degli impianti.
Tali interventi comportano un abbattimento dei costi per il riscaldamento delle unità immobiliari e un miglioramento complessivo delle prestazioni energetiche con conseguente aumento del valore di mercato dell’immobile. Senza contare i benefici ambientali, dato che minori consumi corrispondono anche a minori emissioni di CO2: si stima che, in seguito a un intervento di efficientamento energetico che coinvolga sia gli impianti sia l’involucro dell’edificio, si possa abbattere una quota compresa tra il 30 e il 55% di consumi, costi ed emissioni.

Questa consapevolezza, assieme al fatto che il patrimonio immobiliare italiano risulta per lo più datato e poco efficiente dal punto di vista energetico, è il presupposto della convenzione che risponde all’esigenza di promuovere attività improntate alla massima valorizzazione dell’energia e all’efficientamento energetico nei consumi, in linea con le aspettative per uno sviluppo sostenibile a beneficio dei proprietari degli immobili, dei territori e dell’ambiente.

AnceBologna, Ance Ferrara, Ance Modena e Hera Servizi Energia mirano a promuovere la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica sia tra i singoli cittadini sia fra gli amministratori condominiali. Le imprese aderenti alle associazioni territoriali garantiranno l’esecuzione a regola d’arte delle opere anche attraverso la partecipazione a momenti formativi realizzati per gli imprenditori, i tecnici e le maestranze delle imprese delle Scuole Edili dei diversi territori. Hera Servizi Energia potrà promuovere e realizzare gli interventi di efficienza energetica relativi agli impianti per il riscaldamento, il raffreddamento, l’utilizzo di energie rinnovabili.

Grazie alle misure introdotte dalla legge di bilancio, con particolare riferimento alle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico, il principale incentivo previsto nella convenzione consiste nella possibilità da parte di Hera Servizi Energia di valutare e acquisire, in base alla normativa e alle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, il credito fiscale che il singolo condomino potrà vantare nei confronti dell’erario, dopo aver scelto di realizzare gli interventi di efficienza energetica, permettendo così il recupero di buona parte della detrazione fiscale nell’immediato, invece che nei 10 anni previsti dalla normativa vigente.

Inoltre, agli incentivi fiscali previsti dallo Stato si potranno affiancare gli incentivi volumetrici/urbanistici introdotti dalle Amministrazioni Comunali per far in modo che la riqualificazione energetica degli immobili esistenti possa realizzarsi con costi contenuti a carico dei singoli cittadini. Su questa strada hanno già operato i Comuni di Bologna e Casalecchio di Reno.

“L’efficienza energetica è uno degli assi su cui poggia il modello di economia circolare su cui il Gruppo Hera è ormai da tempo impegnato, affrontando il tema di un uso efficiente delle risorse a 360 gradi – afferma Stefano Lappi, Presidente di Hera Servizi Energia. In qualità di energy service company, operiamo a supporto di enti e organizzazioni pubbliche e private, forti di un’offerta di servizi ampia e qualitativamente elevata. Siamo lieti del buon esito di questo accordo, che ci consentirà di consolidare il nostro ruolo di promotori della transizione energetica e ambientale che il nostro Paese sta vivendo”.

Banche: qualche chiarimento sul rapporto tra spread e tassi di interesse sui mutui

L’aumento dello spread sui titoli di stato che si è registrato negli ultimi nove mesi, in particolare fino a febbraio del 2019, ha avuto un impatto sulle famiglie in quanto chiedere un mutuo è diventato più costoso. A confermarlo è l’annuale rapporto Bankitalia sulla stabilità finanziaria che riporta: “ll rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato si sta trasmettendo gradualmente al costo dei nuovi finanziamenti. Rispetto allo scorso settembre i margini applicati dalle banche sui mutui a tasso fisso sono cresciuti di quasi 50 punti base, mentre quelli sui mutui a tasso variabile si sono mantenuti stabili” e visivamente lo si apprezza con il grafico di seguito (linea rossa a destra che tende a rialzarsi nell’ultimo tratto)

Almeno fino a febbraio, come si diceva all’inizio, perché secondo gli ultimi dati Abi il tasso medio sulle nuove erogazioni per l’acquisto di abitazioni a marzo è sceso all’1,87%, allineandosi più o meno ai livelli di marzo 2018.

Secondo quanto riportato dal rapporto, l’aumento interessa solo i nuovi mutui e, tra questi, solo quelli a tasso fisso perché, come evidenziato da Ilsole24ore ma anche da Altroconsumo in più occasioni, non c’è correlazione tra Euribor, il tasso interbancario a cui sono agganciati molti mutui a tasso variabile, e l’andamento dello spread.

Fonte grafico: Ilsole24ore

Il punto, dunque, su cui ragionare è: perché aumentano i tassi dei mutui nuovi e a tasso fisso?
I tassi d’interesse sui mutui crescono perché le banche, come sottolinea Bankitalia, incontrano maggiori difficoltà nel loro indebitamento obbligazionario e quindi: “il maggior costo dei nuovi mutui riflette verosimilmente l’esigenza degli intermediari di compensare l’incremento del costo della raccolta obbligazionari”. Cioè i maggiori costi che le banche affrontano per indebitarsi, grazie anche alle tensioni sui titoli di Stato, le costringono ad offrire a loro volta denaro in prestito (credito) ad un costo maggiore.
Tale aumento sui fissi, tra l’altro, potrebbe portare le famiglie a preferire i tassi variabili per conseguire un risparmio immediato, invertendo la scelta storica del “certo per l’incerto”. Normalmente infatti la famiglia tipo preferisce pagare qualcosina in più all’inizio per mantenere la certezza di una rata costante nel tempo e proporzionata alla propria dichiarazione dei redditi. Eventuali tensioni sui mercati dei tassi potrebbe alla lunga essere pericolosa per l’aggregato famiglie e questo pone in allarme sia Bankitalia che il Corriere della Sera e Ilsole24ore, da sempre notoriamente schierati a difesa degli interessi dei cittadini.
L’incertezza sui tassi d’interesse è legata all’incertezza dell’economia del libero mercato che impedisce ai titoli di stato di essere asset sicuri e di cui lo spread è un termometro. Rimandare le colpe di tutto questo al governo in carica, in qualsiasi momento storico e di qualsiasi colore sia, è un voler parlare degli effetti senza arrivare alle cause.
Questo piace soprattutto a chi non ha necessità di avere un mutuo per comprarsi una casa e preferisce che a decidere se debba fallire o meno Carige sia Black Rock piuttosto che una banca centrale o uno Stato, istituzioni che interverrebbero nell’interesse dei risparmiatori e della comunità.
Il costo dello spread si sta trasferendo dunque sul segmento dei mutui a tasso fisso, aumento limitato ma percepibile, il che potrebbe portare ad un aumento di rischio finanziario futuro in capo alle famiglie ma questo solo perché sia gli stati che le banche centrali non stanno facendo il loro lavoro di tenere sotto controllo l’economia lasciando che il mercato finanziario stabilisca il tasso di interesse dei titoli di stato e togliendo le garanzie statali alle banche commerciali. E mentre politici ed esperti del settore continuano ad occuparsi del colore delle tende, l’edifico continua a sprofondare nelle sabbie mobili.

DIARIO IN PUBBLICO
A Firenze un incontro con Claudio Magris

Rovesci di pioggia mi accolgono all’arrivo a Firenze: grigio, nuvolo, umido, ma ‘l’odiosamata’, città del cuore, è lì a sbranarmi di ricordi. Rivedo quelle strade tante volte percorse e immediatamente scatta la trappola e mi soccorre Montale: “Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio./Il mio dura tuttora, né più mi occorrono/le coincidenze, le prenotazioni,/le trappole, gli scorni di chi crede/che la realtà sia quella che si vede”.
Prefiguro che l’incontro pomeridiano con Claudio Magris, in occasione del convegno a lui dedicato ‘Firenze per Claudio Magris‘ – promosso dal dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia dell’Università di Firenze – verterà sul dato fondamentale della sua poetica cioè sulla constatazione che la realtà non sia quella che si vede, ma sia quella che le parole costruiscono.

E sotto la pioggia varco il portone del Rettorato all’angolo di piazza San Marco. Non mi volto a sinistra dove, da lontano, s’intravvede la nostra casa, ma mi lascio prendere dal tappeto di rose bianche che ora ricopre la piazza. E salgo lo scalone in attesa che aprano le porte dell’Aula magna tra i festosi ritrovamenti dei colleghi e l’arrivo di Lino Pertile dal suo buen retiro a Fiesole, che doverosamente viene omaggiato dal grande libro fotografico su Bassani. Giunge Dora Liscia, la nipote del grande scrittore ferrarese e collega per anni. Poi Enza Biagini, dolcissima amica, che presiederà la seduta del pomeriggio, e infine Ernestina Pellegrini, la massima studiosa di Magris responsabile del convegno. Sono naturalmente ansioso. Veloci scambi di vedute sull’aspetto fisico dei colleghi di un tempo e degli allievi ‘antiqui’ quindi entriamo nell’aula maestosa che mi ricorda altri tempi, altre situazioni tutto nella contemporaneità del ricordo.

All’arrivo di Magris sono chiamato a esporre succintamente ciò che poi potrò ampliare negli Atti del Convegno. Dichiarandomi totalmente d’accordo con l’interpretazione della Pellegrini ad assumere come elemento tematico da cui partire questa dichiarazione, che ritorna ossessivamente nell’opera di Magris e in tutta la produzione-saggistica, narrativa, teatrale, come “un’ininterrotta meditazione sulla vita e sulla storia”. In tal modo la sua si conforma come “arte di testimonianza”.

Commenta la Pellegrini nell’introduzione al primo volume del Meridiano da lei curato e dedicato all’opera di Magris: “A cosa rimanere fedeli? Ai propri demoni con tutte le laceranti contraddizioni che ciò implica o ai propri doveri verso la causa pubblica, in un ineludibile confronto col mondo e la necessità di mutarlo?”. Risuonano scanditi dalla enumerazione dei temi le domande che rivolgo al grande scrittore e che si confrontano con le mie versioni del fatto critico in esame. Così alla ‘triestinità’, uno dei capisaldi dell’indagine critica e letteraria di Magris, accosto ‘fiorentinità’ e ‘ferraresità’, due momenti della costruzione culturale che hanno determinato il mio iter di studioso quando ho cominciato a insegnare. E m’imbatto in questo lemma, ‘fiorentinità’, in cui il mito di una città – come Trieste per Magris – diventa la base complessa di un riferimento ormai classico a ciò che ha creato i fondamenti della novità novecentesca di un pensiero che si esprimeva anche nei luoghi frequentati dagli intellettuali che, come i Caffè di Trieste, il ‘Caffè degli Specchi’, o il ‘Garibaldi’, o il ‘Tergesteo’ , il ‘San Marco’ frequentato dallo stesso Magris, a Firenze si connotano come ‘Le giubbe rosse’, ‘Paszkowski’, ‘Gilli’, ‘Giacosa’, ‘Rivoire’, dove al seguito dei Maestri negli anni Settanta ci recavamo in devota peregrinazione, affollando, prima, la Libreria Seeber allora in via Tornabuoni. Ai giovanetti studiosi dava in visione i libri avidamente letti in due giorni; quelli poi che tenevamo, li potevamo pagare a rate mensili. Ma erano gli anni in cui Ferrara andava alla conquista della città del Giglio. Sulle cattedre di Letteratura italiana sedevano Lanfranco Caretti e il sardo ormai ferrarese Claudio Varese, poi, negli anni, Guido Fink, Carla Molinari, chi scrive queste note e altri giovani destinati a ricoprire importanti incarichi nell’accademia come Monica Farnetti.

Ferraresità a differenza di triestinità, significa poi nella storia del secolo breve la nascita della metafisica, la partecipazione degli agrari ferraresi alla marcia su Roma, i federali potentissimi tra cui il Maresciallo dell’aria Italo Balbo, il podestà ebreo Ravenna, protetto dallo stesso Balbo fino alla sua morte e la conseguente fuga in Svizzera, l’ eccidio del Castello e la testimonianza di Giorgio Bassani, affidata alle sue storie ferraresi e al romanzo di Ferrara, il ritorno alla ‘normalità’ ovvero a una tranquilla convivenza per settant’anni di una amministrazione sempre di sinistra che non infierisce sulla classe politica antecedente, ma la ingloba in una apparentemente pacifica convivenza. Ora, la famiglia Balbo ha donato gran parte del suo archivio all’Istituto di storia contemporanea di Ferrara; ma a seguito di questa iniziativa si è parlato dell’eventualità di intitolare una via o una piazza a Italo Balbo. E questo ha suscitato la mia reazione. Un conto è che la storia rimanga tale, un conto che un’eventuale reminiscenza di un’adesione a un tempo proibito diventi la suggestione per rimuovere umori che le cronache di questi giorni confermano. I giovani presenti applaudono convinti. Magris mi ringrazia.

Il problema, per me forse il più affascinante, riguarda Magris germanista che viene a coincidere con l’amico sconosciuto, ovvero una tra le persone che più di ogni altre hanno inciso nella mia formazione umana e culturale: Furio Jesi. Ho narrato molte volte il mio rapporto con questo straordinario personaggio, autodidatta, che a 16 anni s’imbarca su un peschereccio e sbarca ad Alessandria d’Egitto, dove traduce il libro dei morti e diventa l’allievo prediletto di Kerényi, il grande studioso delle religioni e amico di Thomas Mann. Le lettere che ci siamo scambiati per una vita raccontano il difficile rapporto tra Cesare Pavese e Thomas Mann e nello stesso tempo il concretizzarsi di un concetto, espresso da Jesi nel suo ‘Germania segreta’, tra mito, inconoscibile, e mitologema: cioè la raccontabilità del mito e quindi la conoscenza di ciò che in sé è impossibile conoscere. Qui rientra un altro ‘mito’ di cui ho fatto parte. Quello dei tre ‘pavesini’ Lino Pertile, Anco Marzio Mutterle, Gianni Venturi, a cui si aggiungerà Marziano Guglielminetti: coloro cioè che negli anni Settanta del secolo scorso scoprirono in Pavese un grande autore europeo che principalmente andava studiato nel suo rapporto con Thomas Mann. Due di questi erano presenti al convegno per Magris: Lino Pertile ed io.

C’è una lettera che Furio Jesi mi scrive nel 1968 che definisce quello che per lui è il prototipo dell’autentico germanista:

“[…]Le sono grato per l’interesse verso il mio lavoro. L’estate scorsa ho pubblicato dall’editore Silva un saggio intitolato ‘Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del ‘900’ (è il primo volume di una collezione che ora dirigo: ‘Miti e simboli della Germania moderna’. E qualche giorno fa è uscita da Einaudi una mia raccolta di saggi – compresi quelli pavesiani – : si intitola ‘Letteratura e mito’ […] Lei si occupa anche di germanistica? (dato l’interesse per Jung…) Mi permetto di chiederglielo perché sto cercando autori per la mia collezione presso Silva (e non vorrei dei germanisti troppo “filologi” o soltanto “filologi). Con molti cordiali saluti, suo Furio Jesi”.

Evidentemente il germanista Jesi che otterrà una cattedra in questa materia senza avere mai frequentato corsi di studio regolari propone un’idea dei germanisti – curiosamente implicando anche le mie conoscenze – “non troppo filologici”. Una esigenza che in qualche modo, a mio parere Magris ha compartecipato.

Un altro tema è posto all’attenzione dello scrittore: il mito asburgico. Ne racconto la mia esperienza personale. Nel 1962 vengo invitato ad Alpbach, sede estiva dell’Università austriaca a partecipare un convegno organizzato da Rosario Assunto e Paolo Volponi su ‘Industria e letteratura’. Il minuscolo paese aveva un solo luogo di ritrovo serale dove si poteva bere un bicchier di vino, ma i proprietari eredi della tradizione asburgica si rifiutavano di servire i discendenti degli antichi nemici italiani. E già avevo potuto vedere al di fuori delle toilettes della stazione di Monaco un cartello che recitava: “Locali proibiti ai lavoratori turchi e italiani”. Di fronte alla testarda protesta dei vinattieri austriaci intervenne un signore che fermamente li convinse a servire l’antico nemico! Divenimmo amici per la pelle. Il suo nome András Szöllösy. Scoprii che era un famoso musicista allievo di Béla Bartók e di Luigi Dallapiccola. Da allora almeno una o due volte all’anno mi recavo a Budapest dove eravamo ricevuti come fratelli da lui e da sua moglie Eva, famosa storica dell’arte nell’Accademia cinematografica ungherese. I luoghi erano ancora quelli lussuosi del mito asburgico, il Gellert, l’isola Margherita, il ristorante Hungaria: sotto le colonne dorate e berniniane di quel celeberrimo ritrovo mangiarono il pesce fogash Thomas Mann, Franz Kafka e i grandi scrittori ungheresi. Era l’immagine classica del mito asburgico rivisitata nel tempo del comunismo. Eppure il potente Szöllösy non poteva venire in Italia assieme alla moglie e alla fine, per potersi curare gli inviavo di nascosto le medicine. Un mito asburgico declassato, che sempre più dimostrava la sua falsa apparenza anche presso le sedi universitarie dove s’insegnava lingua e letteratura italiana: a Budapest o a Pesch.

Mi accorgo che la chiaccherata con Magris mi ha portato a rivisitare i miei miti. Ma questo è forse il privilegio di chi svolge questo prezioso e amatissimo (almeno da me) mestiere.

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