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Giorno: 1 Marzo 2017

Venerdì 3 marzo presentazione del libro “Tre giorni a Ferrara” di Giovan Battista Minzoni

Da organizzatori

Venerdì 3 marzo ore 17:30 presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara, Ranieri Varese presenta il libro “Tre giorni a Ferrara” di Giovan Battista Minzoni (Este Edition). Dialoga con l’autore Franco Cazzola

Giovan Battista Minzoni (1709-1791) ‘virtuoso idrostatico’ scrive, nel 1749, un poemetto, Cantata in lode di Ferrara, dove lamenta gli errati giudizi che ne nascondono le qualità e il disamore dei cittadini per la propria patria. Il testo, diviso in due libri, è sorretto da un folto apparato di note. Fra queste spicca, ed è volutamente isolabile, una proposta di visita alla città, divisa in tre giornate. La Cantata è dedicata a Gianandrea Barotti, (1701-1772) personaggio importante a Ferrara, esponente di un riformismo moderato che agiva all’interno delle istituzioni.

Legge 181/89: dal 4 aprile via alle domande di agevolazione per le aree di crisi non complessa

Da ufficio stampa

Pronti 124 milioni di euro per programmi di riconversione e di riqualificazione produttiva

Berra, Copparo, Formignana, Jolanda di Savoia, Ro, Tresigallo, Bondeno, Ferrara, Masi Torello, Mirabello, Poggio Renatico, Portomaggiore, Sant’Agostino, Vigarano Mainarda e Voghiera i Comuni ferraresi interessati dall’intervento

Dal 4 aprile 2017 via alla presentazione delle domande di agevolazione per i programmi di investimento presentati nei territori delle aree di crisi industriale non complessa, che potranno beneficiare degli incentivi previsti dalla legge 181/89. Lo stabilisce il decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 24 febbraio scorso, che mette a budget una dotazione finanziaria di 124 milioni di euro per programmi di riconversione e di riqualificazione produttiva.

Gli investimenti – fa sapere la Camera di commercio – dovranno prevedere spese pari almeno a 1,5 milioni di euro e potranno essere proposti esclusivamente da imprese costituite in società di capitali (comprese le società cooperative e le società consortili) aventi sede, per la provincia di Ferrara, nei comuni di Berra, Copparo, Formignana, Jolanda di Savoia, Ro, Tresigallo, Bondeno, Ferrara, Masi Torello, Mirabello, Poggio Renatico, Portomaggiore, Sant’Agostino, Vigarano Mainarda e Voghiera. Le richieste di finanziamento dovranno essere destinate a programmi di investimento produttivo, per la tutela ambientale, il turismo e, in misura ridotta (fino al 20% dell’investimento), a progetti di innovazione organizzativa e potranno essere coperte fino al 75% del totale mediante:
– contributi a fondo perduto in conto impianti;
– contributi a fondo perduto alla spesa;
– finanziamenti agevolati.

Tra le spese ammissibili, quelle riguardanti il suolo aziendale e sue sistemazioni; opere murarie e assimilate e infrastrutture specifiche aziendali; macchinari, impianti ed attrezzature varie; programmi informatici e servizi per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) commisurati alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa; e) immobilizzazioni immateriali. Le domande dovranno essere presentate online, a partire dalle ore 12, sulla piattaforma del soggetto gestore Invitalia e saranno esaminate sulla base di una procedura valutativa con procedimento a sportello, fino all’esaurimento delle risorse disponibili.

Accelerare la crescita, garantire l’efficacia dei fondi europei, predisporre e valorizzare quei territori che dovranno poi accogliere investimenti: sono solo alcuni dei risultati che il presidente della Camera di commercio di Ferrara, Paolo Govoni, si attende dal bando promosso dal Ministro Calenda. “Semplificazione delle procedure e velocizzazione dei tempi d’intervento: solo così – ha sottolineato Govoni – saremo capaci di contribuire allo sviluppo delle imprese restituendo competitività a settori e a territori strategici”.

Mostra “Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa”.

Da Centro di Tecnologie per la Comunicazione l’Innovazione e la Didattica a Distanza

Presentazione in anteprima il 22 marzo a RESTAURO

Appuntamento mercoledì 22 marzo alle ore 12.30 nel quartiere fieristico di Ferrara, nell’ambito della XXIV edizione di RESTAURO-MUSEI, Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali, per la presentazione in anteprima della Mostra “TRAIANO. Costruire l’Impero, creare l’Europa”, in programma a Roma ai Mercati di Traiano a partire dal 12 ottobre prossimo.

La Mostra, organizzata e curata dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma in collaborazione con l’Università di Ferrara e se@unife, si avvale del coordinamento scientifico del Sovrintendente Claudio Parisi Presicce, di Lucrezia Ungaro, curatore archeologo e responsabile del Museo dei Fori Imperiali, e di Livio Zerbini, Direttore di LAD – Laboratorio di studi e ricerche sulle Antiche province Danubiane di UniFE.

Spiegano i curatori: “ La Mostra intende presentare al pubblico nazionale ed estero la figura dell’imperatore Traiano, costruttore dell’Impero romano e in nuce dell’Europa odierna nella ricorrenza dei 1900 anni dalla scomparsa. Primo imperatore adottivo e non romano ma ispanico, si impone al mondo allora conosciuto non solo quale grande condottiero ma anche quale “costruttore” a 360°: dalle infrastrutture determinanti per il consolidamento dell’Impero alla sua massima espansione, allo stato sociale, il welfare come oggi diremmo, nella determinazione del quale rivestono un ruolo politico inedito e innovativo anche le donne della sua famiglia. L’unificazione del continente “Europa” allora conosciuto, dell’Africa mediterranea, dell’Asia Minore sarà illustrata attraverso prodotti multimediali ricostruttivi e modelli in scala e monete che rappresentano i maggiori monumenti conosciuti. Il focus così allargato si restringerà poi su Roma a partire dal suo approdo, il Porto di Traiano, hub dell’Impero, l’autostrada fluviale, il Tevere fino alle banchine della capitale, per addentrarsi nella città e attraversare il cuore della città antica: il Foro e i Mercati di Traiano (sede della Mostra), il Colle Oppio con le Terme. Tutta la Mostra sarà raccontata attraverso personaggi storici che con la tecnica dello storytelling accompagneranno il visitatore in una dimensione storica e architettonica eccezionale come eccezionale è stato Traiano, optimus princeps”.

La presentazione della Mostra, in presenza delle autorità, avverrà a cura degli stessi Ungaro e Zerbini.

La chiusura di “Autori a corte” a Ficarolo

Da organizzatori

Si chiude col botto Autori a Corte 2017 a Ficarolo, la fortunata rassegna di libri a autori, che già da questa prima edizione ha avuto un successo oltre le più rosee aspettative. Venerdì 3 marzo nella sala polivalente Marconi, a partire dalle ore 21, va in scena la gastronomia. L’argomento della serata ad ingresso libero sarà: cucina tradizionale o cucina vegana? Argomenti di cui parleranno due ospiti d’eccezione; il finalista di MasterChef Italia Dario Baruffa e la naturopata Elisa Pampolini, che porteranno sul palco della polivalente un match a colpi di ricette moderato da Vincenzo Iannuzzo – editor del format Autori a Corte assieme a Federico Felloni -. Baruffa e Pampolini presenteranno i loro rispettivi recenti libri: “C’è Baruffa in cucina” e “Vegano più g[i]usto più sano” (Edizioni La Carmelina). L’evento con degustazione è organizzato dall’Associazione Charles Bukowsky in collaborazione con il gruppo gestione sala Giovanni XXIII, l’Amministrazione Comunale di Ficarolo, la biblioteca, l’AVIS e la Pro Loco con il fondamentale sostegno di numerose attività commerciali locali. Info e programma completo: www.autoriacorte.onweb.it

“Una buona occasione perduta”. L’intervento sul caso Melotti

Da Andrea Bignardi

Senza troppi giri di parole, questo scritto vuole essere un vero e proprio j’accuse, per dirla con Emile Zola.

Il ferrarese benpensante, diplomatico nel quotidiano rito di non esporsi mai troppo in materia di critica alle istituzioni cittadine, se non in tema di degrado di alcune zone della città, mai e poi mai potrebbe “tirare in ballo” la “santa” casta che continua imperterrita nel non-pianificato-processo-di-conservazione-riproduzione-del potere. Immediatamente, finirebbe con l’essere messo simbolicamente alla gogna.

Il Lascito Quadreria Renzo Melotti è in pericolo. Un operazione mai tentata prima d’ora, che come tutti sanno finalizzata a portare sollievo a chi trova in condizioni difficili e ai loro familiari, ora non solo non può servire al suo scopo originario, ma è alla mercè di ruberie (certamente meno gravi di quelle politiche) e vandalismo.

Renzo Melotti, nella sua trentennale attività di gallerista e cultore dell’arte figurativa, ha portato a Ferrara alcuni tra i migliori Maestri del 900′ italiano. Basti pensare che Giò Pomodoro ( scultore, pittore, matematico, designer, urbanista) solo per Melotti fece l’eccezione di “concedersi” ben 5 volte per una mostra monografica. Mai una galleria privata si è potuta fregiare di accogliere l’artista marchigiano.

Con i proventi della serie Dieci Artisti per Ferrara, Melotti ha contributo a realizzare il Centro di Endoscopia Pediatrica che porta il suo nome, e innumerevoli iniziative di formazione per medici specializzandi, così come interventi a sostegno dell’attività umanitaria in Kenya e Guatemala.

E ha fatto tutto questo (quasi) da solo.

L’amministrazione cittadina sta dimostrando ancora una volta tutta la mediocrità che, a mio sindacabile giudizio, è intrinseca in essa. Sta mostrando ingratitudine e arroganza, verso chi, solo con le proprie forze, ha realizzato così tanto. Verrebbe quasi da leggere l’intera faccenda, come una presa di posizione personale, dettata dall’invidia.

Ferrara, svegliati!

La questione del lascito Quadreria Melotti, la mancata valorizzazione dell’operato del gallerista ferrarese non può continuare ad essere procastinata e delegata unicamente alle aule di tribunale, ma necessita di un’attenzione da parte di tutti noi, se non altro per sostenere chi, con la propria creatività al servizio dell’impegno civile, ha realizzato con le proprie forze un opera straordinaria.
Arte e Scienza, nascono dalla meraviglia, come ci indica Aristotele. Preserviamo, dentro di noi, la meravigliosa tensione a coltivare il Bello, tanto verso le opere, tanto verso l’animo di chi coraggiosamente ha realizzato questa iniziativa, unica in Europa.

Ad ogni modo caro nonno Renzo, sempre testa alta. Roma ti sta aspettando.

Dentro l’ufficio collocamento dell’Isis

Marzo 2016, Gaziantep, nel sud della Turchia. Un ex militante dell’Isis contatta alcuni reporter. Quello che consegnerà è un oggetto destinato a far luce sull’organizzazione interna del sedicente Stato islamico. E farà nascere lo scandalo noto come ‘Isis-leaks’.
Il disertore, usa lo pseudonimo di Abu Hamed, consegna infatti un file, trafugato al capo della sicurezza interna del Califfato, contenente le schede di reclutamento dei soldati donati alla jihad.
Dopo un tamtam mediatico, le prime notizie che trapelano riferiscono di 22.000 nomi, ma un’accurata traduzione e lo studio approfondito dei dati, ridurrà il totale delle scehde utili a ‘sole’ 1736, tutt’ora al vaglio dei servizi segreti. Le liste, poi, vengono ben presto pubblicate e divulgate in tutto il mondo dal sito ‘Zaman al Wasl’, una sorta di wikipedia-araba (legata all’opposizione siriana) dalla quale sono state ricavate la maggior parte delle notizie sulle liste del ‘Isis-leaks’.
Molto interessante è notare come queste liste siano state compilate tra il novembre e il dicembre del 2013, quindi ben sei mesi prima della proclamazione dello Stato islamico, il che ci fa capire come l’organizzazione di tutto il sistema che porterà alla nascita della terribile realtà che ben conosciamo, sia stato pianificato con cura e per tempo e non sia frutto di improvvisazione.
Queste liste ci fanno entrare in una sorta di ‘ufficio di collocamento’ dell’Isis: le domande a cui gli aspiranti devono rispondere spaziano dal gruppo sanguigno, al motivazioni che indicono all’arruolamento, al ruolo che si vorrà svolgere. La percentuale di giovani è disarmante: il 78% dei reclutati ha tra i 18 e i 30 anni.
Altro dato che fa riflettere è la provenienza: i due terzi sono arabi, tra i quali spiccano i sauditi. Tra i paesi europei invece i maggiori esportatori di terroristi sono la Turchia con il 3,3% del totale e la Francia con un 2%. In complesso le nazionalità dei combattenti sono 51. Altre considerazioni possono essere fatte sulla cultura degli adepti: solo il 4,5% proviene da scuole religiose e il 10,5% è analfabeta. L’88% di loro non ha neppure esperienze di combattimento. Infine, il 29,5% dei laureati è esperto informatico o ingegnere.
La storia di questa particolarissima lista ci mostra un’entità per nulla avulsa dalla realtà, come spesso si crede, e al contrario strutturata al suo interno con una solida organizzazione, una macchina con ingranaggi ben oliati (letteralmente, se si pensa che gran parte dei fondi vengono dal commercio in nero del petrolio) e che chi ne vuole entrare a far parte lo fa consapevolmente, con radicate motivazioni, piena coscienza e competenza del ruolo da svolgere. Proprio il ruolo, nelle richieste, gioca un fattore fondamentale: c’è chi si candida come combattente, chi come ricercatore di fondi, chi come tecnico o esperto in un settore (soprattutto ingegneria e informatica come accennato) e chi, già dall’inizio (si può cambiare in questa direzione anche in corso d’opera) entra proprio come kamikaze.
In questa veste è entrato Abu Rawaha al-Italy (numero 47 delle liste), all’anagrafe Anas al Abboubi. Il nome non è nuovo alle nostre cronache: cresciuto a Vobarno, in provincia di Brescia, faceva il rapper con il nome di ‘McKhalif’. Dopo la conversione nel 2012 e un arresto nel giugno del 2013 per attività legate al terrorismo, a due settimane dalla scarcerazione vola in Turchia e da lì raggiunge la Siria. A settembre dello stesso anno si arruola ad Aleppo con l’Isis. Di lui non si hanno più notizie, anche se il padre sostiene sia morto.

I miliziani quindi possono scegliere, all’atto della domanda, quello che vorrebbero fare, cambiano nome, prendendo come pseudonimo il luogo di provenienza: appunto come esempio Abu Rawaha al-Italy sta, come facilmente intuibile, per ‘l’italiano’. Lo stesso Abu Bakr al-Baghdadi, il comandante del Califfato, rimanda evidentemente alla capitale irachena… Inoltre forniscono una serie di informazioni fondamentali, così come fa anche chi ‘raccomanda’ il candidato. Sì, perché la sicurezza è fondamentale e per entrare nelle milizie del Califfo c’è bisogno di una sorta di ‘attestato di idoneità’, nel quale un membro anziano garantisce che il suo candidato non sia una spia e che sia adatto alle finalità dell’organizzazione. Fra le 23 domande del questionario c’è anche la richiesta di esplicitare la propria conoscenza della ‘Sharia’: non ci devono essere dubbi, insomma, sia sulla volontà che sullo scopo che persegue Daesh.

Una delle ultime notizie proveniente dal sito Zaman al Wasl ci parla dell’aspetto economico, soprattutto connesso al traffico di petrolio (ricorderete il susseguirsi di accuse da parte della Russia alla Turchia su presunti traffici di petrolio tra quest’ultima e l’Isis, con scambio di armi e denaro).
Insomma è evidente come il Califfato abbia un’organizzazione interna per certi versi simile a quella di un ‘normale’ apparato statale, dove tutto è sotto controllo, dove ci sono ministeri e rigida organizzazione (c’è addirittura un ufficio reclami!). Uno Stato che si fonda su un obiettivo: la jihad, quella fondata sugli āyāt (versetti): “Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.” (Corano 9:29). Uno Stato che ha molti alleati visti i suoi commerci illegali, con altri Stati dei quali si tacciono i nomi per ragioni diplomatiche.
Nel frattempo le ‘crisi’ intestine del mondo arabo continuano a lacerare l’intera area e in particolare la Siria, ancora distante da uno scenario pacifico e da una condizione di tutela dei diritti umani. Tutto induce a un’ulteriore riflessione: nei casi in cui gli Stati hanno fra loro trovato accordi, soprattutto di tipo economico, le limitazioni della libertà non vengono condannate (come in Arabia Saudita per esempio); dove invece le intese commerciali non si perfezionano, allora si parla di terrorismo.
Siamo certi, quindi, che la questione sia ‘solo’ religiosa?

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