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Giorno: 6 Agosto 2019

Arena le pagine: dal 5 al 25 agosto!

Da: Arci

Lunedì 5 Agosto ore 21.30

7 uomini a mollo, regia di Gilles Lellouche
(Francia, 2018 – 122′)

Lunedì 5 agosto, alle ore 21.30, l’Arena Estiva Le Pagine presso il Parco Pareschi ospita la proiezione di 7 Uomini a mollo, primo film diretto in solitaria da Gilles Lellouche che racconta la storia di insoddisfazione di un gruppo di uomini alle prese con una comune crisi di mezza età.

Il protagonista è Bertrand, un quarantenne depresso, che riesce a dare finalmente un senso alla sua vita quando entra far parte di una squadra di nuoto sincronizzato maschile. Per ognuno dei componenti, gli allenamenti rappresentano una valvola di sfogo e un rifugio sicuro. Col passare del tempo, insieme si sentiranno sempre più forti fino a volere intraprendere un traguardo pazzesco: la partecipazione ai campionati mondiali di nuoto sincronizzato maschile in Norvegia.
Ad allenare la squadra c’è Delphine, ex campionessa di nuoto sincronizzato a coppia, che come gli altri cerca di passare il tempo e chiudere col passato: una carriera interrotta bruscamente dall’incidente della sua partner. I suoi allievi non stanno molto meglio: Bertrand è rassegnato, Laurent è adirato, Marcus indebitato, Simon complessato, Thierry stonato. Ma insieme si sentono finalmente liberi e utili.

Prima delle riprese, gli attori si sono allenati con Julie Fabre, allenatrice della squadra femminile olimpica francese di nuoto sincronizzato.
Uscito in Francia lo scorso 24 ottobre, 7 uomini a mollo (in originale Le grand bain) ha portato al cinema già oltre 4 milioni di spettatori ed è stato scritto, oltre che dallo stesso Lellouche, da Ahmed Hamidi e Julien Lambroschini.

L’Arena cinematografica estiva Le Pagine è resa possibile dalla collaborazione tra l’Associazione Ferrara Sotto Le Stelle e Arci Ferrara, la manifestazione ha il Patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Università di Ferrara.

INGRESSO Intero 6 € / Ridotto 4,50 € (Soci Arci, Soci Coop, studenti universitari, over 60, under 12).

Martedì 6 agosto ore 21.30

Green Book , regia di Peter Farrelly
(USA, 2018 – 130′)

Martedì 6 agosto, alle ore 21.30, torna in programmazione all’Arena Estiva Le Pagine nel Parco Pareschi GREEN BOOK di Peter Farrelly. Il film narra della vera storia dell’amicizia, durata tutta la vita, nata nel 1962 fra un virtuoso afroamericano del pianoforte, Don Shirley (Ali) e il buttafuori italo americano Tony Vallelonga (Mortensen), ingaggiato dal musicista per fargli da autista e ‘risolviguai’ durante un tour negli Stati Usa del sud, dove il razzismo era ancora profondamente radicato.

New York City, 1962. Tony Vallelonga, detto Tony Lip, fa il buttafuori al Copacabana, ma il locale deve chiudere per due mesi a causa dei lavori di ristrutturazione. Tony ha moglie e due figli, e deve trovare il modo di sbarcare il lunario per quei due mesi. L’occasione buona si presenta nella forma del dottor Donald Shirley, un musicista che sta per partire per un tour di concerti con il suo trio attraverso gli Stati del Sud, dall’Iowa al Mississipi. Peccato che Shirley sia afroamericano, in un’epoca in cui la pelle nera non era benvenuta, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti. E che Tony, italoamericano cresciuto con l’idea che i neri siano animali, abbia sviluppato verso di loro una buona dose di razzismo.

Il titolo del film si riferisce alla guida “The Negro Motorist Green Book”, pubblicata negli anni ’50, scritta da Hugo Green per segnalare ai viaggiatori afroamericani motel e ristoranti che li avrebbero accettati, nell’America segregazionista.
In merito alla storia del film Viggo Mortensen ha detto: “Green Book non ti dice cosa devi pensare, ascoltare o vedere. Secondo me è piuttosto un invito a fare un viaggio, a ridere, a piangere e se vuoi forse a riflettere sui limiti delle prime impressioni. Non è una lezione forzata, è una bella storia condivisa del passato che può aiutarci a capire il presente”.

mercoledì 7 agosto ore 21.30

Sulla mia pelle, regia di Alessio Cremonini
(Italia, 2018 – 100′)

Prosegue la programmazione cinematografica dell’Arena Le Pagine nella cornice di Parco Pareschi, con tante proposte per chi resta in città nel periodo estivo. Mercoledì 7 agosto alle ore 21.30 l’appuntamento è con Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, il film che racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi e la settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia.

Il regista porta sullo schermo una delle vicende giudiziarie più discusse e controverse dell’Italia contemporanea, quella che si cela dietro la morte del trentenne romano Stefano Cucchi (interpretato dal credibile Alessandro Borghi, che per il ruolo ha perso 18 kg), morto il 22 ottobre 2009 nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini, sette giorni dopo essere stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti. Ha avuto così inizio la lunga battaglia della famiglia e soprattutto della sorella Ilaria (Jasmine Trinca nel film) per ottenere verità e giustizia su quanto accaduto al giovane geometra prima del tragico epilogo.
La narrazione minimale e cruda segue in maniera obiettiva quanto emerso dagli atti processuali cercando di offrire una ricostruzione la più veritiera possibile di quanto accaduto a Stefano dopo il pestaggio avvenuto in caserma la notte dell’arresto, senza omettere le fragilità e gli sbagli del giovane.

“Non è certo un lavoro che vuole giudicare, ma casomai solo raccontare. E questo attraverso lo studio accurato dei verbali e delle testimonianze”. Per il regista, che ha anche scritto la sceneggiatura con Lisa Nur Sultan,”i film non sono un’aula di giustizia – ha sottolineato – quello che è successo ce lo devono dire i magistrati”.

Giovedì 8 agosto 21.30

Il gioco delle coppie  regia di Olivier Assayas
(Francia, 2018 – 100′)

Giovedì 8 agosto alle ore 21.30 sullo schermo dell’Arena Estiva Le Pagine al Parco Pareschi arriva Il gioco delle coppie, commedia francese firmata da Olivier Assayas che racconta con sguardo leggero e ironico il mondo che cambia e il modo in cui reagiamo a questi cambiamenti.

Alain, un editore parigino di successo che lotta con i pro e i contro della sua vita professionale e privata, e Leonard, uno dei suoi autori storici, sono riluttanti a comprendere appieno e ad abbracciare il mondo dell’editoria contemporanea, fatta di e-book e shop online.
Quando si incontrano per discutere del nuovo manoscritto di Leonard – l’ennesimo romanzo autobiografico incentrato sulla sua storia d’amore con una celebrità minore – Alain non può che confessare all’amico ciò che pensa del libro: che è un’opera troppo datata e banale e non può pubblicarla. Ma la moglie di Alain, Selena, star delle serie tv, è invece convinta che si tratti di un vero e proprio capolavoro, sicuramente il miglior libro che Leonard abbia mai scritto.

L’obbiettivo di Assayas è quello di mettere in scena personaggi che discutono senza sosta di molte delle le questioni centrali affrontate dal suo pubblico di riferimento: la rivoluzione digitale e il suo impatto sul mondo della cultura, dell’economia della politica, l’affermarsi dei populismi. A riguardo il regista dichiara:

“Il nostro mondo è in continuo cambiamento, è sempre stato così. La questione è la nostra capacità di tenere d’occhio tale flusso, di capire che cosa è veramente in gioco e poi di adattarci o meno. Dopo tutto, questo è il senso della politica e dell’opinione pubblica. La digitalizzazione del nostro mondo e la sua riduzione ad algoritmi è il vettore moderno di un cambiamento che ci confonde e ci travolge inesorabilmente. L’economia digitale viola le regole e spesso le leggi. Inoltre, mette in discussione ciò che sembrava più stabile e solido nella società e nella realtà che ci circondava, per poi dissolversi in un semplice contatto. Il gioco delle coppie non consiste nell’analizzare il funzionamento della new economy. Il suo intento più modesto è quello di osservare, a volte in modo divertente, le domande che assillano ciascuno di noi.”

Venerdì 9 agosto ore 21.30

Bohemian Rhapsody regia di Bryan Singer
(Usa, 2018 – 134′)

Venerdì 9 agosto, alle ore 21.30, verrà proiettato all’Arena Estiva Le Pagine presso il Parco Pareschi Bohemian Rhapsody, uno dei maggiori successi della stagione cinematografica 2018/2019, valso alla produzione circa 890 milioni di dollari di incassi al botteghino nei primi cinque mesi e vincitore di 4 premi Oscar, nonché acclamato a livello globale.
La pellicola ripercorre i primi quindici anni del gruppo rock dei Queen e del suo celebre frontman Freddie Mercury, dalla nascita della band nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985.

Da qualche parte nelle periferie di Londra, la star di fama planetaria Freddie Mercury è ancora Farrokh Bulsara e vive con i genitori in attesa che il suo destino diventi eccezionale. Perché Farrokh lo sa che è fatto per la gloria. Contrastato dal padre, che lo vorrebbe allineato alla tradizione e alle origini parsi, vive soprattutto per la musica che scrive nelle pause lavorative. Dopo aver convinto Brian May (chitarrista) e Roger Taylor (batterista) a ingaggiarlo con la sua verve e la sua capacità vocale, l’avventura comincia. Insieme a John Deacon (bassista) diventano i Queen e infilano la gloria malgrado (e per) le intemperanze e le erranze del loro leader.

Il fortunato biopic porta sullo schermo luci e ombre dell’ascesa al successo di quel mix di carisma e virtuosità che era Freddie Mercury. Pianista, chitarrista, compositore, tenore lirico, designer, atleta, artista capace di tutti i record (di vendita), praticamente uomo-orchestra in grado di creare e di crearsi. Impersonato dall’apprezzato Rami Malek, ildemiurgo che in scena non temeva rivali viene mostrato nel suo lato più umile e fragile, a fare i conti con le discriminazioni del suo tempo circa l’etnia e l’identità sessuale.

Sabato 10 agosto ore 21.30

Il traditore, regia di Marco Bellocchio
(Italia, 2019 – 148′)

Sabato 10 agosto alle ore 21.30 torna in programmazione all’Arena Estiva Le Pagine nel Parco Pareschi Il Traditore di Marco Bellocchio, film che racconta la storia di Tommaso Buscetta, primo grande pentito di mafia che per primo consegnò le chiavi per avvicinarsi alla “piovra”, cambiando così le sorti dei rapporti tra Stato e criminalità organizzata.

La Sicilia dei primi anni 80 è teatro di un’aspra guerra tra le cosche mafiose, Totò Riina e i Corleonesi sono intenti a liberarsi delle vecchie famiglie. In palio c’è il controllo sul traffico di droga. Alla festa di riconciliazione delle ‘famiglie’ Tommaso Buscetta, a capo della Cosa Nostra vecchio stile, avverte il pericolo e decide di emigrare in Brasile per seguire i suoi traffici e allontanarsi dai Corleonesi che si accaniscono su due dei suoi figli e il fratello rimasti in Sicilia. Lui stesso viene braccato in Brasile, ma prima della mafia è la polizia brasiliana ad arrestarlo. Ora ci sarà l’estradizione e la morte sicura in Italia per mano di Riina. Il giudice Giovanni Falcone gli offre un’alternativa: collaborare con la giustizia. Per il codice d’onore della mafia equivale a tradire. Grazie alle sue rivelazioni viene istruito il Maxi-Processo con 475 imputati. Le sentenze decimano la mafia, ma Totò Riina è ancora latitante. La risposta è l’attentato a Falcone e alla sua scorta. Buscetta diventa “la prima gola profonda della mafia” e rivela un sistema di relazioni tra criminalità organizzata e istituzioni, facendo molti nomi di personaggi eccellenti della politica, diventa così per una parte il traditore e per l’altra il testimone chiave in numerosi processi.

Il traditore è un film doppio fin dal titolo, perché il tradimento è tale dal punto di vista di Cosa Nostra, ma non lo è dal punto di vista del riscatto umano del “primo pentito”. La doppia lettura è intrinseca alla vicenda di Buscetta, per alcuni un eroe, per altri un infame, un opportunista di comodo ma anche una cartina di tornasole dell’ipocrisia del sistema di giustizia.

Domenica 11 agosto ore 21.30 – v.o. sott. ita
Rocketman, regia di Dexter Fletcher

Prosegue la programmazione cinematografica dell’Arena Le Pagine nella cornice di Parco Pareschi, con tante proposte per chi resta in città nel periodo estivo. Nella serata di domenica 11 agosto, l’appuntamento alle 21.30 è con ROCKETMAN di Dexter Fletcher in versione originale sottotitolata in italiano.

Dopo il successo di Bohemian Rahpsody – ereditato e concluso da Fletcher – il regista dirige un altro film biografico, questa volta sulla storia non censurata degli anni d’oro nella carriera di Sir Elton John, a partire dalla Royal Academy of Music fino agli anni ’80.
Il film racconta la storia e il percorso di trasformazione del protagonista da timido pianista a superstar internazionale e icona pop.
La bellissima colonna sonora composta dalle canzoni più famose della carriera di Elton John accompagna tutto il percorso – la stessa Rocketman da cui prende il nome il film, ne è parte integrante.
Il ruolo dell’icona pop è affidato a Taron Egerton, che canta in prima persona tutte le canzoni del musicista presenti nel film.
Spettacolarità cinematografica e cura del dettaglio sono le parole chiave di questo biopic.

Lunedì 12 agosto ore 21.30

Juliet, Naked – tutta un’altra musica regia di Jesse Peretz (USA, 2018 – 105′)

Lunedì 12 Agosto alle ore 21.30 verrà proiettato presso l’Arena Estiva Le Pagine in Parco Pareschi il film Juliet, Naked – Tutta un’altra musica, commedia romantica interpretata da Ethan Hawke e Rose Byrne.

Duncan e Annie vivono una relazione abitudinaria da 15 anni: lui è ossessionato da un musicista ritiratosi misteriosamente dalle scene, Tucker Crowe, mentre lei vorrebbe un figlio ma non osa insistere. Quando emerge un album inedito di Crowe e il musicista entra di fatto nelle loro vite, le crepe tra i due diventano insanabili.

Tutta un’altra musica è il titolo del romanzo dello scrittore Nick Hornby, di cui la pellicola si rivela un adattamento piuttosto fedele. La commedia di Jesse Peretz si concentra soprattutto sui personaggi. Nel ruolo di Annie, Rose Byrne si carica sulle spalle il peso della storia. Annie è una quarantenne stanca della routine, priva di stimoli, infastidita da un lavoro poco soddisfacente e da un fidanzato disattento, egoista e ossessivo. Ma soprattutto, la donna sente girare le lancette dell’orologio biologico e sogna di avere un figlio mentre l’immaturo Duncan è assolutamente contrario. La Annie di Rose Byrne sa essere brillante, impacciata, comprensiva alla bisogna, ma anche ironica. L’attrice australiana adotta un look poco appariscente e sfodera un credibilissimo accento inglese, riuscendo a risultare sempre piacevole e convincente.

martedì 13 agosto ore 21.30
L’amour flou – Come separarsi e restare amici,
regia di Romane Bohringer e Philippe Rebbot
(Francia, 2018 – 97′)

Martedì 13 agosto alle 21.30 presso L’Arena Estiva Le pagine, verrà proiettato IN ANTEPRIMA il film L’amour flou – come separarsi e restare amici, commedia francese della coppia Bohringer-Rebbot che porta sullo schermo la vera separazione dei due registi in un mix di finzione e vita reale.

Romane e Philippe dopo dieci anni di vita in comune, due figli e un cane, decidono in armonia di separarsi. Non si amano più, o meglio, si amano ancora molto ma non sono più innamorati. Per preservare l’affetto e la voglia di crescere i figli insieme, traslocano in quello che definiscono un “sépartement”, ovvero due appartamenti autonomi collegati dalla camera dei bambini. Tra le incomprensioni e lo scetticismo di amici e parenti, la coppia persegue questo suo utopico obbiettivo romantico.

Uno sguardo fresco, inedito su un avvenimento naturale e diffuso come la separazione, solitamente oggetto di una narrazione che lo inserisce in un contesto di litigi, scontri e distanze. Possibile separarsi restando insieme? La risposta è un audace progetto sentimentale e immobiliare che non vuole demolire quello che è stato costruito.

Il corriere – the mule regia di Clint Eastwood
(USA, 2018 – 116′)

Mercoledì 14 agosto alle ore 21.30, torna in programmazione all’Arena Estiva Le Pagine Il corriere – The mule di Clint Eastwood. Il film è basato sulla storia vera di Leo Sharp, un veterano della guerra di Corea che divenne un corriere per il cartello di Sinaloa, raccontata dal giornalista Sam Dolnick nell’articolo del The New York Times The Sinaloa Cartel’s 90-Year-Old Drug Mule. il protagonista è interpretato dallo stesso Eastwood.

Earl Stone, floricoltore appassionato dell’Illinois, è specializzato nella cultura di un fiore effimero che vive solo un giorno. A quel fiore ha sacrificato la vita e la famiglia, che di lui adesso non vuole più saperne. Nel Midwest, piegato dalla deindustrializzazione, il commercio crolla e Earl è costretto a vendere la casa. Il solo bene che gli resta è il pick-up con cui ha raggiunto 41 stati su 50 senza mai prendere una contravvenzione. La sua attitudine alla guida attira l’attenzione di uno sconosciuto, che gli propone un lavoro redditizio. Un cartello poco convenzionale di narcotrafficanti messicani, comandati da un boss edonista e gourmand, vorrebbe trasportare dal Texas a Chicago grossi carichi di droga. Earl accetta senza fare domande, caricando in un garage e consegnando in un motel. La veneranda età lo rende insospettabile e irrilevabile per la DEA. Veterano di guerra convertito in ‘mulo’, Earl dimentica i principi di fiero difensore del Paese per qualche dollaro in più. Ma la strada è lunga.

“Il corriere – The Mule” rappresenta il ritorno come attore di Clint Eastwood per la prima volta dopo “Di nuovo in gioco” del 2012, e la sua ultima esperienza nella doppia veste di regista e attore dopo “Gran Torino” nel 2008. Il film è uscito negli Stati Uniti d’America il 14 dicembre 2018 distribuito dalla Warner Bros.

Old Man & the Gun, regia di David Lowery
(USA, 2018 – 93′)

Giovedì 15 agosto alle ore 21.30, l’Arena Le Pagine ospiterà la proiezione di Old Man & the Gun di David Lowery. Il film è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un criminale in carriera e artista delle evasioni. La sceneggiatura è basata sull’omonimo articolo scritto da David Grann, pubblicato nel 2003 sul New Yorker e successivamente incluso nella raccolta di Grann The Devil and Sherlock Holmes.

Old Man & The Gun è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker (Robert Redford), un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Da una temeraria fuga dalla prigione di San Quentin quando aveva già 70 anni, fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Forrest Tucker disorientò le autorità e conquistò l’opinione pubblica americana. Coinvolti in maniera diversa nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt (Casey Affleck), che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dalla passione non violenta profusa da Tucker nel suo mestiere, e una donna, Jewel (Sissy Spacek), che lo ama nonostante la sua professione.

Per il suo addio alle scene Robert Redford ha scelto di farsi dirigere da David Lowery, conosciuto al Sundance Film Festival, e vestire i panni del rapinatore Forrest Tucker, i cui colpi in banca, in una carriera durata un’intera vita, lasciarono di stucco le forze dell’ordine ed affascinarono molti cittadini americani.

Venerdì 16 agosto ore 21.30

Momenti di trascurabile felicità regia di Daniele Lucchetti

Nella serata di venerdì 16 agosto, l’appuntamento all’Arena estiva Le Pagine è con MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITÀ di Daniele Lucchetti.
Il film è tratto dall’omonimo libro di Francesco Piccolo e richiama il cinema di Nanni Moretti, di cui Lucchetti è stato allievo e Piccolo spesso sceneggiatore.

Palermo. Paolo è un ingegnere, vive una vita tranquilla con la moglie e due figli. Non sono il calcio e la tifoseria per la squadra del cuore, né le relazioni extraconiugali che ogni tanto si concede a scuotere la sua vita ordinaria. Sì, perché quello che rende davvero felice Paolo è l’attraversare in motorino gli incroci quando i semafori sono rossi. Ed è proprio da un semaforo mancato che si sviluppa la vicenda. Paolo si trova catapultato in un purgatorio terrestre che precede di 1 ora e 32 minuti il momento dell’incidente. Sarà in grado di risolvere e restituire dignità e verità alla sua vita?
L’interpretazione di Paolo, affidata a Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif), è stralunata e incongrua, soggetta a fissazioni e paranoie. Paolo è un personaggio infantile, ma la sua interpretazione trasmette tenerezza e bonarietà anche grazie all’indolenza “siciliana” dell’attore, caratteristiche che portano lo spettatore ad accettare e ad immedesimarsi in questo eroe umanizzato.

Dolori y Gloria – regia, di Pedro Almodovar

Sabato 17 agosto alle ore 21.30, verrà proiettato presso l’Arena Estiva Le Pagine al Parco Pareschi il film Dolor y Gloria del regista Pedro Almodovar.

Salvador Mallo si trova in una crisi sia fisica che creativa. Tornano quindi nella sua memoria i giorni dell’infanzia povera in un paesino nella zona di Valencia, un film da cui aveva finito per dissociarsi una volta terminato e tanti altri momenti fondamentali della sua vita.

Almodóvar (come si definisce ormai in forma icastica da tempo nei titoli di testa dei suoi film) torna ad essere Pedro (anche se sotto le mentite spoglie di Salvador Mallo) e ci parla di sé, del proprio malessere, della difficoltà di portare avanti il pavesiano mestiere di vivere sotto il cielo di Madrid. Lo fa tenendo sotto controllo quel tanto di automanierismo che progressivamente si era insinuato nel suo cinema e, soprattutto, lasciandosi andare sul piano emotivo. Ciò che non era accaduto in La mala educaciòn, film anch’esso legato al suo vissuto giovanile, avviene qui. Grazie anche alla scelta del giusto alter ego.

Come Federico Fellini aveva trovato in Marcello Mastroianni chi poteva tradurre al meglio il se stesso cinematografico, così Pedro Almodóvar ha nell’amico e attore Antonio Banderas una persona a cui può trasferire il proprio sentire più intimo con la certezza di non essere mai tradito, neppure in un incontrollato battere di ciglia.
Sicuramente quest’ultimo lavoro rappresenta una matura e complessa riflessione sul cinema e sulla sua possibilità di esprimere ciò che può sembrare quasi indicibile.

Domenica 18 agosto ore 21.30

IL VERDETTO – THE CHILDREN ACT, regia di Richard Eyre

Nella serata di domenica 18 agosto sullo schermo dell’Arena Le Pagine torna IL VERDETTO – THE CHILDREN ACT di Richard Eyre.
Il film – basato sul romanzo La ballata di Adam Henry, scritto da Ian McEwan – racconta l’ambivalenza dell’animo umano nel ritratto di una donna travolta da quello che è chiamata a giudicare.
Fiona Maye (Emma Thompson), è un Giudice dell’Alta Corte britannica che si trova a dover decidere del destino del giovane Adam Henry – un diciassettenne affetto da leucemia che in accordo alla sua confessione religiosa e sostenuto dalla famiglia, ha deciso di non sottoporsi alle trasfusioni essenziali per la salvaguardia della sua vita.
Fiona – abituata nella vita lavorativa e privata a confrontarsi con situazioni opposte conflittuali e a compiere sempre la scelta giusta – trova il suo animo diviso tra cuore e ragione.
La difficoltà di decidere tra i precetti religiosi della fede del giovane Adam e l’obbligo di accettare il trattamento medico, si intreccia con la sua sfera matrimoniale andando a sconvolgere un delicato quanto fragile equilibrio.
Se la vicenda è incentrata sul conflitto tra moralità e giustizia, il vero palcoscenico è quello privato di Adam e Fiona che prendono dolorosamente coscienza di sé stessi e ribaltano la prospettiva sulla propria esistenza dando un nuovo senso alla parola “responsabilità”.

ROMA, regia di Alfonso Cuarón
(Messico, USA, 2018 – 135′)

Lunedì 19 agosto, alle ore 21.30, verrà proiettato presso l’Arena Estiva Le Pagine al Parco Pareschi ROMA di Alfonso Cuarón, 3 Premi Oscar, Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia.
Ambientato negli anni ’70 a Città del Messico, Roma racconta un anno turbolento della vita di una famiglia borghese. Cuarón, ispirato dalle figure femminili della sua infanzia, tesse un’ode al matriarcato che ha caratterizzato la sua esistenza.
Un vivo ritratto del conflitto domestico e della gerarchia sociale in un momento di disordini politici, raccontato attraverso le vicende della domestica Cleo (Yalitza Aparicio) e della sua collaboratrice Adela (Nancy García García), entrambe di discendenza mixteca, che lavorano per una piccola famiglia borghese nel quartiere Roma a Città del Messico. Sofia (Marina de Tavira), madre di quattro figli, deve fare i conti con l’assenza del marito, mentre Cleo affronta una notizia devastante che rischia di distrarla dal prendersi cura dei bambini di Sofia, che lei ama come se fossero i propri. L’affresco che ne viene fuori non è quello di una famiglia qualsiasi, ma di una molto simile a quella in cui lo stesso regista è cresciuto. Cuarón risiedeva, infatti, nel quartiere borghese Roma, e ha fatto tutto il possibile per ricreare gli stessi ambienti della sua infanzia: a partire dalla casa e dalle strade che frequentava da bambino fino all’arredamento dell’epoca. Tutto accuratamente selezionato e ricostruito con un unico scopo: rendere giustizia al suo passato e alle donne che l’hanno reso l’uomo che è oggi.
Girato in un moderno bianco e nero, Roma è un ritratto di vita vera, intimo e toccante, raccontato attraverso le vicende di una famiglia che cerca di preservare il proprio equilibrio in un momento di lotta personale, sociale e politica.
Afferma il regista: “Ci sono periodi nella storia che lasciano cicatrici nelle società, e momenti nella vita che ci trasformano come individui. Tempo e spazio ci limitano, ma allo stesso tempo definiscono chi siamo, creando inspiegabili legami con altre persone, che passano con noi per gli stessi luoghi nello stesso momento. ROMA è il tentativo di catturare il ricordo di avvenimenti che ho vissuto quasi cinquant’anni fa. È un’esplorazione della gerarchia sociale del Messico, paese in cui classe ed etnia sono stati finora intrecciati in modo perverso. Soprattutto, è un ritratto intimo delle donne che mi hanno cresciuto, in riconoscimento al fatto che l’amore è un mistero che trascende spazio, memoria e tempo.”

A STAR IS BORN, regia di Bradley Cooper
(Usa, 2018 – 135′)

Martedì 20 agosto alle ore 21.30, l’appuntamento all’Arena Estiva Le Pagine nel Parco Pareschi è con A star is born, film che sancisce il debutto come regista di Bradley Cooper. Il film è il remake dell’omonimo musical del 1937. La pellicola ha ricevuto 8 candidature ai Premi Oscar del 2019 e grazie al brano Shallow ha vinto il premio per miglior canzone. Avendo incassato circa 434 milioni di dollari, ha raggiunto il record storico tra i film con protagonista una cantante.

Ally fa la cameriera di giorno e si esibisce come cantante il venerdì sera, durante l’appuntamento en travesti del pub locale. È lì che incontra per la prima volta Jackson Maine, star del rock, di passaggio per un rifornimento di gin. E siccome nella vita di Jack un super alcolico tira l’altro, dalla più giovane età, i due proseguono insieme la serata e Ally si ritrova a prendere a pugni un uomo grande il doppio di lei, reo di essersi comportato da fan molesto. Il resto della storia la conosciamo: la favola di lei comincia quando lui la invita sul palco, rivelando il suo talento al mondo, poi sarà con le sue mani che scalerà le classifiche, mentre la carriera e la tenuta fisica e psicologica di lui rotolano nella direzione opposta, seguendo una china oramai inarrestabile.

Tutti i brani presenti nel film sono stati scritti da Lady Gaga e Bradley Cooper con la collaborazione di altri artisti. Il film vede anche il debutto della cantante come attrice protagonista in un lungometraggio.

GREEN BOOK, regia di Peter Farrelly
Mercoledì 21 agosto alle ore 21.30, l’Arena Estiva Le Pagine ospita la proiezione del pluripremiato Green Book in versione originale sottotitola in italiano. Il film narra della vera storia dell’amicizia, durata tutta la vita, nata nel 1962 fra un virtuoso afroamericano del pianoforte, Don Shirley (Ali) e il buttafuori italo americano Tony Vallelonga (Mortensen), ingaggiato dal musicista per fargli da autista e ‘risolviguai’ durante un tour negli Stati Usa del sud, dove il razzismo era ancora profondamente radicato.

New York City, 1962. Tony Vallelonga, detto Tony Lip, fa il buttafuori al Copacabana, ma il locale deve chiudere per due mesi a causa dei lavori di ristrutturazione. Tony ha moglie e due figli, e deve trovare il modo di sbarcare il lunario per quei due mesi. L’occasione buona si presenta nella forma del dottor Donald Shirley, un musicista che sta per partire per un tour di concerti con il suo trio attraverso gli Stati del Sud, dall’Iowa al Mississipi. Peccato che Shirley sia afroamericano, in un’epoca in cui la pelle nera non era benvenuta, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti. E che Tony, italoamericano cresciuto con l’idea che i neri siano animali, abbia sviluppato verso di loro una buona dose di razzismo.

Il titolo del film si riferisce alla guida “The Negro Motorist Green Book”, pubblicata negli anni ’50, scritta da Hugo Green per segnalare ai viaggiatori afroamericani motel e ristoranti che li avrebbero accettati, nell’America segregazionista.
In merito alla storia del film Viggo Mortensen ha detto: “Green Book non ti dice cosa devi pensare, ascoltare o vedere. Secondo me è piuttosto un invito a fare un viaggio, a ridere, a piangere e se vuoi forse a riflettere sui limiti delle prime impressioni. Non è una lezione forzata, è una bella storia condivisa del passato che può aiutarci a capire il presente”.

Wild Rose, regia di Tom Harper

L’Arena estiva Le Pagine, immancabile appuntamento estivo con il cinema, continua il suo ricco programma. Nella serata di giovedì 22 agosto verrà proiettato uno dei titoli in anteprima della seconda parte della rassegna: WILD ROSE di Tom Harper.

Rose Lynn è una mamma single di Glasgow appena uscita di prigione, e questa è la storia delle vicissitudini per riuscire a realizzare il suo sogno. Riuscirà a diventare una superstar del mondo della musica country e ad approdare nelle scintillanti luci di Nashville?
Senza abbandonare i doveri di mamma nei confronti dei figli, Rose intraprenderà un viaggio che le farà scoprire la sua vera voce.

Il film – in anteprima al cinema nel parco – gode di un’importante colonna sonora con brani originali scritti appositamente per l’occasione e con la partecipazione di artisti country affermati e star della musica folk. Tra questi nomi spiccano Emmylou Harris, Wynonna Judd, Chris Stapleton, Hank Snow, John Prine e Patty Griffin e la rock band indipendente Primal Scream.

Le canzoni sono eseguite dall’attrice e cantante irlandese Jessie Buckley (che interpreta Rose Lynn), la cui carriera in ascesa è iniziata nel 2008 sul podio di I’d Do Anything, talent show firmato BBC TV.

LA FATTORIA DEI NOSTRI SOGNI, regia di John Chester
(Documentario – USA, 2018 – 91′)

Venerdì 23 agosto alle 21.30 verrà proiettato – in anteprima – presso l’Arena Estiva Le Pagine al Parco Pareschi, il documentario autobiografico La fattoria dei nostri sogni di John Chester. Girato nell’arco di otto anni, il film è diventato un caso eclatante al box office americano, registrando incassi da record nelle prime settimane di programmazione.

John è un cameraman che gira per il mondo per riprendere grandi scenari naturali. Sua moglie Molly è una cuoca e blogger specializzata in cucina salutare a base di materie prime coltivate e allevate nella maniera migliore possibile. Il loro sogno è costruire una fattoria da fiaba, dove far crescere animali e piante in perfetto equilibrio con la natura: acquistano 200 acri di terreno abbandonato a un centinaio di chilometri da Los Angeles e decidono di diventare coltivatori e allevatori, puntando alla massima varietà e diversificazione delle specie animali e vegetali in un habitat – la California rurale – rassegnato alle monoculture intensive. Grazie al mentore Alan York, un consulente-guru che impartisce loro lezioni di ecocompatibilità, iniziano questi otto anni alla ricerca di un equilibrio tra soddisfazioni e difficoltà, in armonia e in lotta costante con la natura: siccità, parassiti, animali predatori. John e Molly combattono a botte di consigli zen del loro maestro e di ricerche su Internet, anche se le sfide a volte si rivelano superiori alle loro forze.

BOHEMIAN RHAPSODY, regia di Bryan Singer
(Usa, 2018 – 134′)

Sabato 24 agosto alle ore 21.30, torna in programmazione all’Arena Estiva Le Pagine presso il Parco Pareschi, Bohemian Rhapsody, uno dei maggiori successi della stagione cinematografica 2018/2019, valso alla produzione circa 890 milioni di dollari di incassi al botteghino nei primi cinque mesi e vincitore di 4 premi Oscar, nonché acclamato a livello globale.
La pellicola ripercorre i primi quindici anni del gruppo rock dei Queen e del suo celebre frontman Freddie Mercury, dalla nascita della band nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985.

Da qualche parte nelle periferie di Londra, la star di fama planetaria Freddie Mercury è ancora Farrokh Bulsara e vive con i genitori in attesa che il suo destino diventi eccezionale. Perché Farrokh lo sa che è fatto per la gloria. Contrastato dal padre, che lo vorrebbe allineato alla tradizione e alle origini parsi, vive soprattutto per la musica che scrive nelle pause lavorative. Dopo aver convinto Brian May (chitarrista) e Roger Taylor (batterista) a ingaggiarlo con la sua verve e la sua capacità vocale, l’avventura comincia. Insieme a John Deacon (bassista) diventano i Queen e infilano la gloria malgrado (e per) le intemperanze e le erranze del loro leader.

Il fortunato biopic porta sullo schermo luci e ombre dell’ascesa al successo di quel mix di carisma e virtuosità che era Freddie Mercury. Pianista, chitarrista, compositore, tenore lirico, designer, atleta, artista capace di tutti i record (di vendita), praticamente uomo-orchestra in grado di creare e di crearsi. Impersonato dall’apprezzato Rami Malek, il demiurgo che in scena non temeva rivali viene mostrato nel suo lato più umile e fragile, a fare i conti con le discriminazioni del suo tempo circa l’etnia e l’identità sessuale.

LA DONNA ELETTRICA, regia di Benedikt Erlingsson
(Francia, Islanda, Ucraina 2018 – 101′)

Domenica 25 Agosto alle ore 21.30 si conclude l’edizione 2019 dell’Arena Estiva Le Pagine con la proiezione de “La donna elettrica” di Benedikt Erlingsson, presentato alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2018 e vincitore del Premio Lux del Parlamento europeo.

Il film si svolge nelle Highlands islandesi, dove Halla, una donna single di circa cinquant’anni e all’apparenza come le altre, dirige un coro di paese. Ma dietro la routine di ogni giorno, si nasconde una vita segreta: armata di arco e frecce, Halla porta avanti la sua battaglia contro il capitalismo sabotando i fili elettrici di un’enorme fabbrica di alluminio appartenente ad una grande multinazionale che sta distruggendo la sua terra. Per il governo e per la stampa nazionali, “la donna elettrica” è un’ecoterrorista a cui dare la caccia, ma Halla porta avanti coraggiosamente la sua guerra contro i potenti, contro lo Stato, contro l’evoluzione cieca e cinica. Il suo è un atto di resistenza ambientalista, in apparenza solitario, che ricerca la complicità della natura per garantire la reciproca salvaguardia: la donna elettrica compie le sue azioni sfruttando ripetutamente cespugli, animali e zolle di terra per nascondersi dagli insistenti inseguimenti della polizia. Prati, vallate e montagne danno colore al film così come al mondo stesso. Il verde dell’erba che si confonde col blu del cielo contribuisce a restituire una fotografia fredda e naturale, radicata nell’Islanda che non vuole scendere a compromessi con il grigio delle industrie e delle città.

Benedikt Erlingsson colpisce al cuore con un ritratto di donna memorabile ed un omaggio alla struggente bellezza del paesaggio islandese, mentre racconta della Terra come metafora della maternità.

Il regista, come già nel suo precedente film Storie di cavalli e di uomini cerca una fortissima connessione con la natura, che diventa quasi la seconda protagonista di questa storia avvincente. L’autore, infatti, ha deciso di orientare la sua carriera cinematografica proprio verso l’argomento, convinto del fatto che i diritti della Natura debbano essere considerati al pari di quelli dell’uomo.

Cueva Summer Jazz con “l’urlo dell’Africanità”

Da: Jazz Club

IX Edizione
30 luglio – 27 agosto 2019
in collaborazione con Jazz Club Ferrara
Martedì 06 agosto, ore 22.00 – Ingresso libero
LISA MANARA L’urlo dell’Africanità
Lisa Manara, voce
Aldo Betto, chitarra
Federico Squassabia, Fender Rhodes/bass synth
Youssef Ait Bouazza, batteria

Dopo l’apertura col botto di martedì scorso, Cueva Summer Jazz torna il 6 agosto con “L’urlo dell’africanità”, progetto di Lisa Manara che nasce dalla passione per la musica black e trae ispirazione – tra altro – da Miriam Makeba. Affiancano la grintosa cantante romagnola Aldo Betto alla chitarra, Federico Squassabia al Fender Rhodes e bass synth e Youssef Ait Bouazza alla batteria. L’evento è realizzato in collaborazione con Jazz Club Ferrara, con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna e Assessorato alla Cultura del Comune di Codigoro (FE).

Dopo l’apertura col botto di martedì scorso, Cueva Summer Jazz torna il 6 agosto circumnavigando idealmente il Continente Nero con “L’urlo dell’africanità”, progetto della grintosa cantante romagnola Lisa Manara, affiancata da Aldo Betto alla chitarra, musicista eclettico e curioso, che amalgama perfettamente melodia e ritmo nella voce del suo strumento; da Federico Squassabia (Fender Rhodes e bass synth) che ha sviluppato un sound moderno e del tutto personale facendo viaggiare questa musica in altre dimensioni temporali e spaziali; e da Youssef Ait Bouazza alla batteria, musicista di etnia berbera, che dona al progetto la vera essenza della musica africana riproponendoci ritmi ancestrali e ipnotici.
L’urlo dell’africanità nasce infatti dalla passione per la musica jazz sudafricana e in particolare per Miriam Makeba, l’intramontabile Mama Africa, per ampliarsi a brani in equilibrio tra echi blues e groove più afrobeat. L’amore per la musica black, unita a un timbro potente e graffiante, porta la Manara a vincere il concorso “Donne Jazz & Blues” di Bertinoro che le consente di volare a Los Angeles alla Venice Voice Academy. A soli vent’anni partecipa al talent televisivo The Voice e nel 2018 è a fianco di Gianni Morandi in qualità di corista nel tour “D’Amore d’autore”.
Dice di lei il critico Alceste Ayroldi: “Non è facile incontrare una voce che metta insieme grinta, intonazione e una vigorosa interpretazione, soprattutto se si ha poco più di vent’anni. Lisa Manara ci riesce con una disarmante facilità attraversando come poche il bel canzoniere soul-blues. Graffia come una pantera nera e svolazza nelle note alte con un glissato che le consente di passare dalle ottave più basse a quelle alte, senza alcun contraccolpo, mantenendo anche una pronuncia chiara e forbita. Chapeau, quindi alla nuova interprete della musica afroamericana ‘targata’ Italia”.
L’evento è realizzato in collaborazione con Jazz Club Ferrara, con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna e Assessorato alla Cultura del Comune di Codigoro (FE).
Cena a partire dalle ore 20:00. Inizio concerti ore 22:00. In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno all’interno del ristorante. Cocktail bar aperto per chi desidera partecipare ai soli concerti. Per informazioni e prenotazioni: www.lacuevapomposa.it , tel. 0533 719121 – 347 8742694.
Cueva Summer Jazz è patrocinata da Regione Emilia-Romagna e Assessorato alla Cultura del Comune di Codigoro (FE).

Informazioni
Infoline e prenotazione cena 0533 719121 – 347 8742694
www.lacuevapomposa.it

Dove
Giardino estivo del ristorante La Cueva – via Centro, 26 Abbazia di Pomposa, Codigoro (FE)
In caso di maltempo i concerti si svolgeranno all’interno

Costi e orari
Ingresso libero, cocktail bar aperto per chi desidera partecipare ai soli concerti
Cena a partire dalle ore 20.00
Concerto ore 22.00

“Siamo attenti ai problemi di tutti, ma l’ordinanza va avanti”

Da: Comunicazione sindaco comune di Ferrara

Campo nomadi, il vicesindaco Lodi:
“siamo attenti ai problemi di tutti, ma l’ordinanza va avanti” 
“Le famiglie provenienti dal campo di via delle Bonifiche vengono sistemate in via provvisoria in alloggi gestiti da Asp, semplicemente in applicazione dell’ordinanza contingibile e urgente del sindaco e senza nessun favoritismo. Ricevono lo stesso identico trattamento che spetterebbe a qualsiasi altro cittadino: la legge infatti impone al Comune di offrire una alternativa abitativa a chi viene interessato da un’ordinanza di sgombero urgente. Allo stesso modo il nucleo familiare verrà trattato alla stregua di qualsiasi altro ferrarese nella gestione degli spazi e nella condotta di convivenza, senza buonismi di sorta. Contiamo sulla collaborazione delle associazioni per gli aspetti relativi all’integrazione e ci facciamo garanti di quelli relativi alla sicurezza e al decoro. Come sempre, nelle mie funzioni di vicesindaco e assessore alla Sicurezza, sono e sarò personalmente a disposizione dei cittadini per verificare il buon andamento della situazione e pronto ad intervenire, nei modi previsti, per la soluzione delle criticità.

Purtroppo la situazione ereditata dalle precedenti amministrazioni relativa al campo si è confermata gravissima: non solo in termini igienici, economici e di sicurezza, ma anche in termini di gestione a causa del lassismo degli ultimi 30 anni.

I diritti delle famiglie a rimanere unite e ad avere una sistemazione dignitosa in attesa di una completa autonomizzazione, come previsto anche dalla direttiva ministeriale, verranno rispettati. L’applicazione dell’ordinanza, però, sia ben chiaro, non è in discussione. Eventuali criticità andranno risolte in modo pratico e in tempi rapidi e, a questo, fine contiamo sulla collaborazione di tutti”.

Acquistiamo e mangiamo i prodotti agricoli danneggiati dal maltempo

Da : CIA

Cia Ferrara: acquistiamo e mangiamo i prodotti agricoli danneggiati dal maltempo
L’associazione fa un appello a grande distribuzione e consumatori per sostenere le aziende agricole, perché la frutta che ha subito danni venga messa in vendita e acquistata
Ferrara, 3 agosto 2019 – Il maltempo di venerdì pomeriggio ha ulteriormente compromesso le principali produzioni agricole del territorio in fase di maturazione, in molti casi spazzate via dal forte vento che ha toccato punte di 155 km/h a Mesola. Prodotti danneggiati ma ancora buoni che, se raccolti immediatamente e immessi sul mercato, potrebbero essere tranquillamente consumati, anziché diventare uno scarto. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara fa un appello alle principali catene della Grande Distribuzione e ai consumatori: mettete in vendita e acquistate i prodotti danneggiati.

“Non si può buttare cibo maturo, in molti casi appena segnato, solo perché la filiera non vuole commercializzarlo – commenta Stefano Calderoni, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara. Si tratta di un atto che va, innanzitutto, contro i principi fondamentali dello spreco alimentare e poi, naturalmente, si tratta di un ulteriore danno alle aziende agricole che, come sappiamo, quest’anno hanno già i conti in rosso. Quel poco che rimaneva, infatti, è letteralmente da buttare, ma solo perché il nostro sistema di distribuzione e le modalità di consumo rendono difficile, se non impossibile, portarli sulle tavole. Quindi vorrei – continua Calderoni – fare un appello alla Grande distribuzione perché, in casi di grave difficoltà come questo, con i suoi “fornitori” allo stremo, riesca a creare nei punti vendita uno spazio per accogliere questi prodotti che vanno naturalmente venduti a brevissimo giro. Si potrebbe creare un canale diretto di conferimento, anche in accordo con le diverse cooperative e Op del territorio, per organizzare la logistica distributiva. Poi, naturalmente, chiedo ai consumatori: non comprate solo con gli occhi! Un prodotto non perfetto, magari ammaccato, se consumato subito conserva tutte le caratteristiche organolettiche ed è altrettanto buono rispetto a quello privo di difetti evidenti.

Io non credo – conclude Calderoni – che il default del sistema agricolo possa rimanere un problema dei produttori, gli unici a non veder riconosciuto veramente il loro valore e ad affrontare da soli le crisi climatiche e di mercato. Credo, invece, che serva una sorta di “Patto di sostegno” nei momenti particolarmente gravi come questo, perché una filiera di qualità non è autosufficiente senza il primo anello. Certo, chi commercializza e vende può scegliere di acquistare all’estero, ma questo sarebbe la fine del nostro modo di coltivare, fatto di attenzione ai disciplinari e alla sostenibilità, e nessuno può volere davvero che la nostra agricoltura finisca perché non si è in grado di fare un passo indietro e collaborare in maniera meno speculativa ma più etica”.

In ricordo di Maurizio Gregori

Da: Alfredo Bertelli e Massimo Buriani

Se c’era una persona in grado di rappresentare quello che la sinistra riformista deve essere o deve tornare ad essere, quella persona è Maurizio Gregori.
Non c’è modo migliore per onorarne la memoria ora che ci ha tragicamente lasciato, che quello di tratteggiarne il carattere e le qualità.
Cresciuto alla scuola sindacale e politica della fabbrica metalmeccanica più importante della nostra regione, ben presto e giovanissimo si impone come dirigente politico, prima della zona del mandamento di Copparo e poi dell’intera Federazione provinciale del PCI.
Chi aveva bisogno di lui lo poteva cercare tra i volontari che allestivano e gestivano le feste dell’Unità, a diffondere lo stesso giornale tutte le domeniche, a distribuire volantini davanti alle fabbriche o a tenere e concludere complesse riunioni delle tantissime sezioni di cui era piena la nostra Provincia e che aveva fortemente contribuito a far crescere.
È stato anche un ottimo amministratore comunale e provinciale ed ha gestito importanti aziende.
Ma da ex operaio è stato capace di fare con successo tutto quello che ha fatto per le sue caratteristiche morali ed umane.
Maurizio era un generoso, un mite ma tenace e deciso. Amava la sua terra e la sua gente, era leale e cordiale anche con gli avversari politici. Critico con il recente corso del suo partito al quale imputava la colpa di aver trascurato l’organizzazione, lasciato andare le sezioni e abbandonato il rapporto diretto con le persone e i loro bisogni, tanto da vederle declinare verso una deriva populista.
Ancora recentemente gli abbiamo sentito dire la caratteristica frase dialettale che così bene riassume il cuore del suo generoso impegno politico: ” ….ragazzi, ricordatevi bene che bisogna tenere d’acconto la “smantona”, si no a vanzen in brag ad tela”.
Maurizio, che ci mancherà moltissimo, ha continuato fino all’ultimo a tenersi stretto il legame con le persone, a stargli vicino, a provare ad affrontare con loro i loro problemi con un impegno che non è mai cessato.
Per questo mancherà a tanti ma il suo esempio resterà un ricordo indelebile per molti di noi che intendono misurarsi con l’impegno politico e sociale.

Si uniscono al ricordo alcuni amici e compagni:

Diego Cavallina
Maurizio Chiarini
Egidio Checcoli
Marco Coghi
Vander Maranini
Vainer Merighi
Pietro Pigozzi
Roberto Polastri
Alfredo Sandri
Alfredo Zagatti
Valter Zago

Ricordo di Maurizio Gregori

Da: Coordinamento provinciale di Articolo Uno

Anche Articolo Uno si stringe attorno al dolore della famiglia di Maurizio Gregori.
Con la scomparsa di Maurizio la Sinistra perde una figura importante, il testimone ed il protagonista esemplare di una lunga stagione politica spesa al servizio dei lavoratori e della collettività prima come sindacalista e poi come amministratore pubblico, assessore Provinciale e Consigliere di amministrazione in Aziende municipali e dirigente di partito.
Una persona seria e stimata, che è rimasta sempre fedele e coerente agli ideali ed ai principi di una sinistra in grado di coniugare il buon governo con i valori di eguaglianza e di equità.

No, i nostri ragazzi non stanno diventando analfabeti

di Nicola Grandi*

Si dice che il modo migliore per non far conoscere agli altri i propri limiti sia quello di non cercare mai di superarli. Ciò dovrebbe valere soprattutto quando ci si inoltra in terreni con i quali non si ha particolare dimestichezza. Di certo, l’articolo di Silvia Ronchey pubblicato una ventina di giorni fa su Repubblica (12 luglio) non è ispirato alla saggia prudenza cui l’aforisma ci invita. Lo spunto sono i risultati della rilevazione Invalsi 2019. Già il titolo del pezzo, “I nostri ragazzi diventati analfabeti”, è ingannevole, perché prefigura uno stadio precedente di piena e completa alfabetizzazione e un recente peggioramento degli indicatori. Gli argomenti che la Ronchey usa per interpretare la situazione (non i dati, che non vengono citati, se non sporadicamente) sono molteplici e spesso il nesso tra essi pare piuttosto labile se non azzardato. Uno però merita di essere approfondito, perché viene menzionato in modo talmente semplicistico da risultare assolutamente distorto:
“Fin dall’inizio degli anni ‘70 del secolo scorso, nel nome della cosiddetta democratizzazione della cultura, si assisteva a fenomeni bizzarri. Una collana, pubblicata da una casa editrice di partito, ideata e curata da un grande accademico nel nome di una ‘educazione linguistica democratica’, proponeva libri in cui non fosse usato che un numero limitato di vocaboli. La lotta al nozionismo, che aveva animato il Sessantotto e i suoi seguaci, nei licei di tendenza di quegli anni si prolungava nella condanna della complessità della parola”.

Una premessa è doverosa: citare per nome il proprio interlocutore dovrebbe essere una elementare forma di rispetto. Ma tant’è… Ovviamente l’accademico in questione è Tullio De Mauro e la collana cui si fa riferimento è quella dei ‘Libri di base’, pubblicata dagli Editori Riuniti. Detta così, sembra che questi libri avessero come finalità programmatica quella di una consapevole drastica riduzione del lessico italiano che, con nesso causale, avrebbe contribuito alla diminuzione del Q.I. (quoziente intellettivo, ndr) degli italiani a partire dagli anni ’70, al ritmo di ben 7 punti a generazione (dati citati dalla stessa Ronchey): una consapevole, pianificata semplificazione lessicale, poi evidentemente sintattica e, di qui, delle capacità di pensiero e ragionamento. Il tutto in nome di una presunta (immagino che le virgolette indichino più meno questo) educazione linguistica democratica.
Credo sia utile ricordare che la collana in questione, di carattere dichiaratamente divulgativo, aveva lo scopo di rendere accessibili ad un pubblico vasto contenuti spiccatamente specialistici. E per farlo, questi contenuti ed il loro lessico tecnico venivano presentati e introdotti attraverso un uso preferenziale del vocabolario di base, che, è bene ribadirlo, non intende sostituire i necessari specialismi, ma diventa strumento per renderli comprensibili anche a chi non fa parte della ristretta comunità degli specialisti di un particolare ambito disciplinare. Insomma, spiegare la fisica a chi non è fisico, la civiltà bizantina a chi non è bizantinista e così via. Si tratta, per inciso, di un’iniziativa che oggi darebbe lustro a un qualunque dipartimento alla voce ‘terza missione’!

Il numero di parole del vocabolario di base non è così limitato: ammonta a 7.000 elementi e rappresenta quella porzione del lessico italiano usata e compresa dalla maggior parte degli italiani. Questa “cosiddetta democratizzazione della cultura”, dunque, significa innanzitutto allargare le basi sociali della conoscenza e garantire l’accesso al sapere anche a chi, per vicende e scelte personali, non ha potuto accedervi percorrendo la via maestra, cioè frequentando l’Università. E la democratizzazione della cultura, fenomeno tutt’altro che bizzarro dal mio punto di vista, non può che passare da un allargamento della base sociale della lingua.
Chiunque abbia letto le Dieci Tesi per una educazione linguistica democratica del ‘Gruppo di intervento e studio nel campo dell’educazione linguistica’ – e chiunque scriva di educazione linguistica, soprattutto se lo fa nella pubblicistica generalista, dovrebbe farlo o rifarlo prima di mandare alle stampe gli articoli – sa molto bene che le Dieci Tesi non tracciano solo una visione della scuola. Vanno ben oltre: tracciano una visione della società. Confinare alla scuola la portata dell’educazione linguistica democratica, esonerando innanzitutto l’Università da qualunque compito educativo in chiave linguistica, significa creare i presupposti per perpetuare quel quadro che le prove Invalsi hanno tracciato. E che è molto più complesso di quanto appaia non solo nell’articolo della Ronchey, ma in molti altri interventi che negli ultimi giorni hanno affrontato il tema (finalmente, verrebbe da dire!).
Riportare che il 35% degli studenti che hanno sostenuto l’esame di maturità non sa comprendere un testo di media complessità significa poco o tanto. Dipende dalla prospettiva di analisi.
Occorre però una premessa: le prove Invalsi, sulle quali sarebbe bene aprire un confronto ad hoc, rilevano la comprensione di testi scritti. Restano fuori dalla rilevazione sia la dimensione della produzione, sia quella dell’oralità. Esse dunque ci danno senza dubbio una visione sulla lingua, ma è una visione parziale.

Detto questo, conviene partire dalla diacronia. Ed è lo stesso rapporto Invalsi 2019 a dire, in modo chiaro, che i nostri ragazzi non stanno affatto diventando analfabeti. Lo nota anche Mila Spicola sul blog di Huffpost. Per il grado 8 (terza secondaria di primo grado), il rapporto Invalsi 2019 riporta:
“In Italiano la percentuale di alunni che raggiunge o supera il livello 3 diminuisce nel 2019 di 2,4 punti nel Nord Ovest e di 2,9 punti nel Centro, mentre aumenta nel Sud di 4,6 punti. Nelle altre macro-aree le variazioni sono minime e non significative”. Diminuisce, quindi, la forbice tra il Sud e il resto del paese. Per il grado 10 (seconda secondaria di secondo grado), “si registra nel 2019 in tutte le aree e in entrambe le materie un aumento statisticamente significativo di alcuni punti percentuali della quota di alunni che raggiunge o supera il livello 3. In Italiano, la percentuale di alunni a questo livello o superiore cresce nel Nord Ovest di 2,3 punti, nel Nord Est di 2,8 punti, nel Centro di 4,0 punti, nel Sud di 2,5 punti e nel Sud e Isole di 4,1 punti.” (entrambe le citazioni sono tratte da pag. 111 del rapporto).

Il quadro non diventa magicamente rassicurante, ma i dati smentiscono l’idea di declino progressivo che caratterizza molti commenti poco informati. E crea almeno uno sfondo diverso sul quale proiettare le cifre. Concentriamoci sui risultati per l’italiano al grado 13, corrispondente agli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (per i quali non è possibile una valutazione comparativa rispetto alla rilevazione precedente). Cito dalla pagina 53 del rapporto Invalsi: “Considerando tutti gli studenti del grado 13, nella prova di Italiano il Nord Ovest e il Nord Est ottengono un punteggio significativamente al di sopra della media italiana (200), il Centro consegue un risultato pari a quello medio nazionale, mentre il Sud e il Sud e Isole conseguono punteggi significativamente più bassi di 11 e 15 punti rispettivamente. Si noti che a far scendere l’area Sud al di sotto della media italiana contribuisce soprattutto la Campania, sola regione il cui punteggio è significativamente inferiore ad essa”. Quella forbice che al grado 10 pareva ridursi, al grado 13 si fa invece paurosamente ampia.

Per completare il quadro, facciamo più di un passo indietro e diamo un’occhiata alla scuola primaria. Al grado 2, secondo anno della primaria, “non si registrano in Italiano differenze significative tra le macro-aree: i punteggi medi delle cinque zone in cui il Paese è suddiviso oscillano entro un intervallo di uno o due punti sopra e sotto la media nazionale, cosicché si può affermare che in seconda primaria esse conseguono risultati sostanzialmente simili” (pag. 41). Invece “in quinta primaria il Nord-Ovest registra un punteggio significativamente più alto della media nazionale (200) di 4 punti, mentre il Sud e Isole ottiene un punteggio significativamente più basso di circa 8 punti. Il risultato delle altre tre aree, Nord Est, Centro e Sud non si discosta invece dalla media italiana. Al di là della loro significatività statistica, complessivamente le differenze dei risultati delle macro-aree, tolto il Sud e Isole, si limitano a qualche punto in più o in meno rispetto alla media generale” (pag. 43).

Cosa ci dicono, dunque, i dati delle rilevazioni Invalsi? Innanzitutto che, nel complesso, la scuola primaria funziona bene. Poi, che il divario tra Nord e Sud emerge alla fine del primo ciclo e, letteralmente, esplode nella scuola secondaria di secondo grado. E che i risultati dell’apprendimento si mantengono in media più che soddisfacenti fino alla secondaria di primo grado, poi il quadro peggiora. Perché? Probabilmente perché nell’istruzione secondaria di secondo grado le scelte tra scuole radicalmente diverse si ampliano in modo significativo, le differenze sociali smettono di attenuarsi e lo scenario si fa molto disomogeneo (e questo pone un interrogativo cruciale: ha senso misurare con lo stesso strumento realtà così diverse?); probabilmente perché tra i 14 e i 18 anni i modelli culturali di riferimento si fanno più forti e portano spesso ben lontano dalla scuola; probabilmente perché la stessa attenzione delle famiglie (quasi morbosa alla primaria) si fa via via meno intensa…
Ma le Invalsi ci dicono anche che quel famoso 35% di maturandi che fatica a comprendere un testo di media difficoltà si concentra al Sud, in istituti tecnici e professionali e in situazioni di disagio sociale le cui radici sono ben lontane dalla scuola.
Alzi la mano chi può dirsi sorpreso.

Le prove Invalsi hanno fotografato la scuola o l’Italia? Vogliamo riversare sulla scuola le responsabilità di queste diseguaglianze o vogliamo capire che la scuola, tra mille difficoltà e combattendo contro un crescente discredito sociale, fa ancora miracoli?
L’Italia è uno stato giovane, l’italiano, come lingua nazionale, lo è ancora di più. E come un bimbo che cresce ha bisogno di sostegno e supporto. Lo Stato che supporto dà, oggi, alla scuola?
La risposta è superflua, basta guardare gli investimenti nell’istruzione e nella formazione insegnanti, vera questione da affrontare di petto.
In questo quadro, incolpare l’educazione linguistica democratica significa confondere malattia e medicina! Se avessimo creduto e investito di più in una educazione linguistica davvero democratica oggi commenteremo dati molto diversi. I dati Invalsici dicono che la situazione è seria, ma non irrecuperabile. Basta saperli leggere. O forse basta volerli leggere.

* docente ordinario del dipartimento di Filologia classica e Italianistica – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

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