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Giorno: 26 Ottobre 2017

La nuova centralità del lavoro

di Grazia Baroni

Il concetto di lavoro è uno di quelli che sarebbe assolutamente necessario riformulare per adeguare la narrazione sociale all’evoluzione storica che l’umanità ha compiuto nel mondo occidentale, specificatamente nelle democrazie europee degli ultimi settant’anni, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
La pace ha permesso a tutti i campi della ricerca, dalla fisica alla medicina, dalle scienze della terra alle scienze umane, di raggiungere un’evoluzione tecnologica da fantascienza. Allo stesso tempo la qualità democratica dell’organizzazione degli Stati ha permesso un’evoluzione della coscienza sociale e umana mai raggiunta prima.
L’evoluzione scientifica e umanistica della società occidentale è stata talmente rapida e profonda che non è stato possibile adeguare il linguaggio e quindi la sua narrazione. Questo ha creato una discrasia tra la realtà e la sua interpretazione tanto profonda da generare disagio non solo sociale ma spesso anche esistenziale e soggettivo.
Il lavoro rappresenta il luogo in cui questa evoluzione si concretizza ed è per questo che è proprio il concetto di lavoro che più urgentemente dev’essere riqualificato e ridefinito perché possa corrispondere di più alla coscienza umana e sociale fin qui maturata.

Con la prima rivoluzione industriale l’essere umano capisce che può emanciparsi dalla natura e dalla servitù della gleba, da lì in poi il lavoro viene concepito come la capacità di trasformare, attraverso l’ausilio delle macchine, la fatica in merce. Con la seconda rivoluzione industriale il lavoratore comprende di poter cambiare il suo stato sociale attraverso l’acquisizione di quei beni che gli permettano di liberare il proprio tempo dallo stato di necessità per poter finalmente godere del benessere acquisito.
Ebbene, il concetto classico del lavoro, frutto delle due rivoluzioni industriali e base di tutta l’analisi marxista, il lavoro considerato come merce di scambio che ha portato, è vero, all’emancipazione di ampi strati della società, deve oggi essere superato. Questo perché l’informatizzazione e la robotizzazione hanno messo in evidenza che questo modello di lavoro era ed è meccanico, non umano.
Il processo di informatizzazione dell’industria sta via via eliminando la necessità della presenza umana nella produzione dei beni, beni destinati peraltro a ridurre sempre di più la quotidiana fatica della sopravvivenza.
Nella catena produttiva il lavoro umano viene progressivamente svalutato dalla concorrenza delle macchine che hanno costi assolutamente irrisori. Il lavoro umano non può più essere equiparato alla produzione di merce, deve altresì essere riconosciuto come espressione della personale creatività e della soggettiva volontà di uscire dalla ripetitività e di trasformare il mondo, migliorandolo.

Il lavoro dovrebbe riconoscersi essenzialmente nella creatività umana e non nel consumo – ciò che consuma per definizione non sviluppa – soprattutto perchè la quantità di beni necessari a soddisfare i bisogni di un’umanità in continua espansione non è sostenibile a livello globale, visto anche le risorse limitate del nostro pianeta.
Le materie prime rinnovabili poi necessitano comunque di un processo di trasformazione più lento che solo un uso intelligente e oculato può garantire. Modificare la qualità della produzione richiede una ricerca di strategie, strumenti e forme innovative che consentano ai nuovi beni di durare nel tempo, oggi invece la strategia dominante è quella dello spreco di risorse e dell’invecchiamento precoce del prodotto per obsolescenza.
L’evoluzione della coscienza di sé ha fatto sì che l’essere umano non si riconosca più solo nel possesso di beni, essa richiede caratteristiche di finalità, prospettive e relazione, insomma una qualità della vita adeguata alle sue aspirazioni sia per le attuali che per le future generazioni.

Note sull’autrice
Gazia Baroni, nata a Torino il 25 febbraio del 1951. Ha ottenuto il diploma di liceo artistico e l’abilitazione all’insegnamento. Laureata in architettura, ha insegnato disegno e storia dell’arte nella scuola superiore di secondo grado. Ha partecipato alla fondazione della cooperativa Centro Ricerche di Sviluppo del Territorio (Crst) e collaborato ad alcuni lavori del Centro Lavoro Integrato sul Territorio (Celit). Socia e collaboratrice del Centro Culturale e Associazione Familiare Nova Cana.

Silvano Balboni, Carlo Bassi e la Costituente Ferrarese del Dopoguerra

Oggi pomeriggio, alle 17.30, alla libreria Ibs+Libraccio di Ferrara sarà presentato, fresco di stampa, l’importante volume di Daniele Lugli, ‘Silvano Balboni era un dono: Ferrara 1922-1948. Un giovane per la nonviolenza. Dall’antifascismo alla costruzione della democrazia’, (CSA editrice). Si tratta di un’opera ricchissima, di attualità straordinaria, come straordinaria seppur breve fu l’opera educativa, sociale e politica del ferrarese Silvano Balboni.
Il lavoro di Daniele Lugli, attraverso testi e documenti in gran parte inediti, toglie dall’oblio e mette a fuoco una figura fondamentale della nostra storia cittadina. E ci racconta una Ferrara – quella del primissimo dopoguerra (1946-1948) – che, grazie ai Cos (Centri di Orientamento Sociale) di Silvano Balboni, sperimenta forme nuove di democrazia. Una Ferrara impegnata in un confronto a più voci che coinvolge migliaia di cittadini, riuniti ogni settimana dal giovanissimo assessore comunale Balboni per esporre problemi e avanzare proposte, per discutere appassionatamente e civilmente, dai piccoli problemi di quartiere alle grandi scelte e opzioni di democrazia partecipata.
Mentre a Roma si susseguono le sessioni della Costituente, a Ferrara Balboni propone con le assemblee del COS una sorta di Costituente popolare. Un’esperienza che purtroppo non sopravvive alla prematura e improvvisa scomparsa del suo animatore.

Il mese scorso è venuto a mancare un altro importante protagonista della storia ferrarese, l’architetto Carlo Bassi, anche lui assessore in Comune e ispiratore del piano regolatore della fine degli anni Ottanta. Proprio in quegli anni, dal 1987 al 1994, Carlo Bassi collaborava assiduamente alla rivista ferrarese ‘Supplemento di indagine’ di cui ero direttore. Il numero di settembre del 1991 della rivista ospitava proprio due interventi sulla figura e l’opera di Silvano Balboni, uno a firma di Daniele Lugli e l’altro dello stesso Bassi.
Scriveva Carlo Bassi, più di 25 anni fa, riferendosi a Balboni: “Eppure la città ha perso la nozione di quale patrimonio si butti alle ortiche e di quale forza morale si disperda non degnamente ricordando la sua figura, la sua opera, i suoi insegnamenti, il suo magistero civile” e si augurava che venissero tempi migliori per riflettere e imparare qualcosa dal magistero civile di Silvano Balboni. L’augurio è che oggi il libro di Lugli, e la serie di iniziative programmate per l’anno prossimo, possano colmare questa pericolosa amnesia.

Un Carlo Bassi giovanissimo incontrò per la prima volta l’altrettanto giovane Silvano Balboni nella grande sala di lettura della Biblioteca Ariostea. Riproporre oggi l’articolo e la bella prosa di Carlo in ricordo dell’amico Silvano non è solo un’occasione per ricordarli entrambi ma – almeno nella fantasia – per farli incontrare di nuovo.

Leggi l’articolo di Carlo Bassi su Supplemento di indagine

ICity Rate 2017: Ferrara al ventesimo posto fra le città più “smart” d’Italia

Da Organizzatori

Milano, 24 ottobre 2017 – Milano è la Smart City più avanzata in Italia: si conferma al primo posto per il quarto anno consecutivo, staccando le altre città in particolare per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca/innovazione, trasformazione digitale, con ottimi risultati anche nella partecipazione dei cittadini e nella gestione dei beni comuni. Anche se in questa edizione il distacco del capoluogo lombardo è quasi azzerato, per l’introduzione di variabili ambientali come il consumo di suolo (in cui si colloca al 97esimo posto) e qualità dell’aria (98esimo), che ne riduce la distanza dalle città inseguitrici. Al secondo posto, infatti, la tallona Bologna, medaglia d’argento con solo due punti di distanza dal vertice (contro gli oltre 50 del 2016), potendo vantare il primato nell’energia e nella governance e in generale un approccio complessivo di buon equilibrio nei diversi ambiti che compongono la “città intelligente”. Firenze invece si riprende il terzo posto che aveva perso lo scorso anno, in particolare grazie a politiche per turismo sostenibile e cultura, crescita digitale, energia e ambiente.
Seguono poi Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena a completare la “top ten” delle Smart City italiane, in cui si scorge un forte blocco di città emiliano-romagnole, esempi di successo per sostenibilità, inclusione e innovazione. E in cui si evidenzia la forte accelerazione di Bergamo (sesto posto con un salto di ben 5 posizioni rispetto all’anno scorso), grazie ai buoni risultati in crescita economica e ricerca/innovazione, e di Trento (quinto posto, 3 posizioni guadagnate), grazie ad ambiente e economia circolare.
Nello sviluppo della Smart City sono in evidente ritardo le città del Sud: scorrendo la classifica dei 106 capoluoghi italiani oggetto di indagine, la prima a comparire è Cagliari, solamente al 47esimo posto. Mentre la coda del ranking è interamente occupata dalle città meridionali: all’ultimo posto Trapani, preceduta da Vibo Valentia, Caltanissetta, Agrigento, Crotone, Catanzaro, Enna, Catania, Foggia, Benevento. Di lenta crescita è il risultato di Roma, al 17esimo posto della classifica generale: pur con uno scatto in avanti di 4 posizioni, soprattutto grazie alla trasformazione digitale (diffusione banda larga ed ultra larga, open data, utilizzo dei social, servizi on line, etc) la Capitale si conferma indietro rispetto alle città di vertice in parametri cruciali per le grandi città come mobilità sostenibile, energia, occupazione, governance.
Sono alcuni dei risultati di ICity Rate 2017, il rapporto annuale realizzato da FPA, società del gruppo Digital360, per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso per diventare “smart”, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. FPA ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che in ambito nazionale e internazionale definiscono traguardi per le città (povertà, istruzione, aria e acqua, energia, crescita economica, occupazione, turismo e cultura, ricerca e innovazione, trasformazione digitale e trasparenza, mobilità sostenibile, rifiuti, verde pubblico, suolo e territorio, legalità e sicurezza, governance). Le dimensioni tengono insieme 113 indicatori che, aggregati nell’indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 106 comuni capoluogo. Poiché è impossibile progettare e governare delle Smart City senza tener conto degli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030 dell’ONU, FPA li ha introdotti nella sesta edizione.
“La Smart City del futuro deve essere anche sostenibile, ma i risultati del rapporto ICity Rate 2017 evidenziano complessivamente un ritardo del sistema urbano italiano nei confronti degli obiettivi di sostenibilità, che rischia di limitare l’attrattività e la vivibilità dei nostri centri urbani – rileva Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA –. I 106 comuni capoluogo analizzati raccontano un’Italia delle città senza una politica coordinata e un quadro di riferimento condiviso per rispondere a grandi sfide come cambiamento climatico, povertà, mobilità sostenibile, consumo di suolo e sicurezza. Serve un coordinamento di tutti i livelli di governo con al centro la dimensione urbana, perché nelle città si addensano i problemi sociali ed economici, ma si trovano anche le competenze e le risorse per risolverli”.
“Milano, Bologna e Firenze, le tre città al vertice di ICity Rate 2017, rappresentano modelli diversi di sviluppo e di governance urbana in grado di portare risultati importanti – prosegue Dominici –. Milano, trainata dal dinamismo economico e dalla capacità di innovare processi decisionali e servizi, è la più solida ‘piattaforma abilitante’ per la Smart City del Paese, ma sconta un disallineamento nella sostenibilità ambientale e in parte in quella sociale. Bologna punta a tenere insieme qualità dell’ambiente, politiche di welfare e di innovazione territoriale in un equilibrio complessivo. Firenze è salda nelle sue vocazioni, il turismo e la cultura, che sono motore di sviluppo economico ma la portano anche a fare i conti con impatti sociali e ambientali. Inoltre, si nota il rafforzamento del sistema urbano emiliano-romagnolo, che rappresenta una struttura baricentrica per il resto d’Italia, e l’importanza delle città intermedie del centro-nord che sono una connessione tra le aree metropolitane. Risulta pesante invece il ritardo strutturale di gran parte delle città del Sud e quello di Roma, su cui si evidenzia solo qualche debole segnale di movimento”.

ICity Rate 2017 – Le prime 10 città in classifica
POSIZIONE 2017 Città PUNTEGGIO
1 Milano 599,1
2 Bologna 597,4
3 Firenze 571,1
4 Venezia 553,3
5 Trento 545,8
6 Bergamo 538,1
7 Torino 532,9
8 Ravenna 517,6
9 Parma 513,9
10 Modena 513,3

Il podio – Milano rimane salda al primo posto per il quarto anno consecutivo, ribadendo la sua eccellenza in molte dimensioni oggetto di indagine. Distanzia in modo significativo la maggior parte delle altre città per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca e innovazione e trasformazione digitale, mostrando un ottimo posizionamento anche per innovazione sociale, progettazione innovativa per lo sviluppo urbano e amministrazione condivisa. È al primo posto nel 20% degli indicatori oggetto di indagine. Ad esempio per produttività, con 46.227 euro di valore aggiunto pro-capite (contro una media italiana di 22.751), per imprenditorialità, con 12,9 imprese attive per 100 abitanti (contro 8,9 di media), per diffusione di banda ultra larga, con 9,5% abbonamenti sulla popolazione residente (media 1,4%), per diffusione del coworking, con il 22,5% del totale dei servizi offerti in Italia (media 0,8%), per diffusione di home banking, con 70,8% di clienti ogni 100 residenti (42,7% di media), per offerta di trasporto pubblico locale, con 16.218 posti a Km per abitante offerti (media 2.391), per diffusione di bike sharing, con 3,5 biciclette disponibili ogni 1000 abitanti (media 0,5). Tuttavia, Milano è anche la città che più ha risentito dell’introduzione di variabili ambientali nella ricerca come il consumo di suolo (97° posto), la qualità dell’aria (98°). E un suo punto debole resta legalità e sicurezza, in cui anche quest’anno si posiziona al fondo della classifica (83°).
Bologna recupera la distanza con solo due punti dal vertice, potendo mostrare la medaglia d’oro nell’energia e nella governance e quella di argento nella trasformazione digitale e occupazione. Dai risultati del rating 2017 però mostra soprattutto un approccio complessivo equilibrato che non la fa scendere nella parte bassa della classifica in nessuna delle 15 dimensioni analizzate, con l’eccezione delle policy su suolo e vulnerabilità territoriale (69°). Firenze si riprende il terzo posto che aveva perso lo scorso anno, risultando la prima città italiana per policy legate alla promozione di turismo sostenibile, che crea posti di lavoro e promuove cultura e prodotti locali. Ma vanno molto bene anche istruzione (4 fiorentini tra i 30 e 34 anni su 10 sono laureati), crescita economica e occupazione (72,7% è il tasso di occupazione per il 2016, oltre il 10% in più rispetto alla media italiana nelle città), politica ambientale, investimento per la trasformazione digitale e l’innovazione del modello di governance della città. I punti di debolezza di Firenze invece sono differenti dalle altre città metropolitane: la qualità dell’acqua e dell’aria (87° posto), il consumo di suolo (69°) e la legalità (70°).
Il dinamismo delle città medie – Nella top ten due città medie sono in forte accelerazione. Trento è salita al quinto posto dall’ottavo del 2016, trainata da valori sopra la media nazionale per tutti e 15 gli ambiti di policy, il primo posto nella gestione dei rifiuti urbani e un posizionamento nelle prime 10 città d’Italia per turismo e cultura (9°) e politiche di contrasto alla povertà (10°). Bergamo è salita al sesto posto con un salto di ben 5 posizioni, grazie a ottimi valori nella crescita economica e nella ricerca – innovazione (terza), ma anche in mobilità sostenibile (quinta). È ottimo il posizionamento delle città emiliane-romagnole, che guadagnano quattro posti su dieci nella top ten, a cui si aggiunge Reggio Emilia in 11esima posizione (tre in più dello scorso anno). Un risultato merito di un approccio che da tempo scommette su una crescita sostenibile e inclusiva in una logica di condivisione e di collaborazione multi-stakeholders.
Le città metropolitane – Crescono complessivamente le città metropolitane anche se restano lontane dalla sostenibilità. Cinque delle 10 città metropolitane italiane sono nella top ten di ICity Rate 2017: oltre a Milano, Bologna e Firenze, c’è Venezia in quarta posizione e Torino in settima. Migliorano i risultati per più della metà dei capoluoghi metropolitani: crescono Roma, Genova, Cagliari, Napoli, Messina e Reggio Calabria. Merito dei buoni risultati in dimensioni rilevanti come istruzione, energia, crescita economica, trasformazione digitale, cultura e turismo e mobilità sostenibile. Anche se i capoluoghi metropolitani sono fanalino di coda del Paese per legalità e sicurezza, ambiente e gestione delle risorse naturali.
La Capitale lentamente si muove. Roma rimane lontana dalla vetta ma quest’anno registra uno scatto in avanti di 4 posizioni (dal 21 al 17), grazie soprattutto ai valori nella trasformazione digitale (diffusione banda larga ed ultra larga, open data, utilizzo dei social, servizi on line, ecc) che la fanno salire a un inedito terzo posto in questo ambito. Per il resto, salvo un quinto posto in cultura e turismo, rimane arretrata in gran parte dei settori che dovrebbero caratterizzare città di grandi dimensioni: 33° posto nella mobilità sostenibile, 49° in energia, 26° in occupazione, 37° in governance.
La distribuzione geografica – Sono a Nord Est le città più Smart nel 2017, ma il Nord Ovest è vicino e il Centro si scosta di poco soprattutto grazie alla qualità delle risorse naturali e alle politiche di salvaguardia. Il Sud invece è molto indietro rispetto al resto d’Italia sia nelle dimensioni legate all’economia e all’innovazione, che in quelle del welfare, nelle politiche di contrasto della povertà, nel turismo e cultura. Se guardiamo ai valori medi la distanza tra le città del Nord Est (494) e quelle del Sud e delle Isole (302) è di circa 200 punti. Nel meridione però spiccano alcune eccellenze. Su tutte Cagliari, che anche per il 2017 è la prima città del Sud in graduatoria: dalla 54esima posizione 2016, quest’anno entra nella metà alta della classifica con il 47° posto. Tra le prime 15 città del Sud ci sono anche gli altri due comuni sardi analizzati, Sassari e Oristano, a conferma del percorso di crescita dell’isola. Ma anche le città abruzzesi hanno complessivamente un buon posizionamento.

La sintesi del Rapporto ICity Rate 2017 con tutte le tabelle è scaricabile qui http://bit.ly/2xYGOMZ

Per altre informazioni su ICity Lab: http://icitylab2017.eventifpa.it
Facebook @icitylab
Twitter @icitylab_fpa
#icitylab2017

Le musiche immortali di Ennio Morricone al De Micheli

Da Organizzatori

Continuano gli eventi a sostegno del progetto “Ascolta il tuo Cuore” per acquistare defibrillatori da donare alle scuole ed alle palestre del nostro Comune.
Martedì 31 ottobre alle ore 21 andrà in scena al Teatro Comunale De Micheli un evento unico e imperdibile “PLAY ENNIO MORRICONE” portato sul palcoscenico dalla Filarmonica di Tresigallo. Una compagine musicale formata da 40 musicisti, due direttori d’orchestra, i maestri Paolo Lenzi e Alberto Zonari, e una voce narrante, Filippo Scabbia, per raccontare la storia artistica di Ennio Morricone, uno dei compositori viventi più famosi nel mondo.
Un percorso in musica, un viaggio sensoriale tra quelle colonne sonore che gli hanno visto assegnare premi Oscar, Golden Globe, Grammy Haward e un Leone d’Oro alla carriera.
Info e biglietti: Teatro Comunale De Micheli 0532864580biglietteria@teatrodemicheli.it Aquista on-line: www.ticketland2000.com

Trio Jazz di Ferrara vince la Baku Jazz Competition

Da Organizzatori

Il trio vocale Le Scat Noir, nato tra le mura del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, ha partecipato in Azerbaijan a un contest che le ha viste vincitrici tra partecipanti provenienti da tutto il mondo. Lo scorso 21 ottobre sono state premiate presso il Mugham Center di Baku, alla fine di un percorso che le ha viste partecipare prima a una selezione online, poi a un’audizione live e infine a un concerto conclusivo dei finalisti del concorso.
La partecipazione al contest ha dato loro la possibilità di scoprire una nuova città, moderna e proiettata al futuro, in cui innovazione e tradizione convivono.
Il Baku Jazz Festival coniuga una programmazione di grande qualità ad un contest parallelo mirato alla valorizzazione dei giovani talenti e alla diffusione del linguaggio jazz in questo paese. Natalia, Ginevra e Sara tornano dall’Azerbaijan ricche di esperienze umane grazie all’accoglienza ricevuta dagli organizzatori e dai nuovi amici incontrati. Il viaggio ha portato anche stimoli musicali: l’ascolto degli altri gruppi in programma e le jam session nate dalla vicinanza con altri musicisti sono stati di grande ispirazione.

Fabbri (LN): «Il presidente della Provincia fornisce risposte isteriche, a fronte delle legittime critiche dell’opposizione»

Da Lega Nord Emilia-Romagna

«La proposta del presidente Tiziani Tagliani di affidare la delega sul bilancio alla consigliera d’opposizione Francesca Piacentini? Una risposta di tipo isterico, di fronte alle legittime critiche di chi ha a cuore la situazione delle strade e dei servizi provinciali». Il consigliere regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, bacchetta il presidente della Provincia, dopo l’ultima “boutade”: «Tagliani, evidentemente, non è abituato a ricevere critiche o semplicemente non vuole accettarle. Se alla richiesta dell’opposizione di avere maggior cura del patrimonio pubblico, la sua risposta stizzita è stata, più o meno: “Vieni tu, se sai fare meglio”. Non è questo il modo di amministrare un ente che, dopo la disastrosa riforma Delrio (dimostratati chiaramente un fallimento) è praticamente uscito dall’agenda politica, salvo mantenere competenze per le quali non ci sono risorse». Il primo riferimento in tal senso, ovviamente, va al “pessimo stato” delle strade provinciali: disseminate di buche, con rami degli alberi che cadono ad ogni folata di vento e segnaletica orizzontale in molti casi insufficiente. «Non è demagogico sottolineare che, nelle giornate di nebbia e gelo, il traffico deve essere messo in condizione di circolare in sicurezza – evidenzia Fabbri – e, a tale proposito, la risposta di un amministratore non dev’essere quella di scaricare sull’opposizione le responsabilità, ma prendersela con il suo partito: il Pd. Si impegni ad ottenere dai suoi vertici istituzionali un passo indietro, di fronte alla riforma Delrio, che ha declassato le Province ad enti di secondo livello. Oppure, più semplicemente, si apra un confronto per far sì che le risorse per la manutenzione di strade e patrimonio provinciale siano destinate a Regione o Comuni, in modo che si possa provvedere ad opere che sono necessarie ed urgenti».

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