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Giorno: 3 Febbraio 2016

DIARIO IN PUBBLICO
Arte e cultura eterni antidoti al male

Non era possibile rinunciare per paura o ansia colpevole alla visione del film “Il figlio di Saul” del regista ungherese Laszlò Nemes, pur essendo preparati a subire una scossa emotiva tremenda, che si poteva intuire dai commenti più avvertiti o dal trailler che accompagna il film.
Quale lo scopo di quest’opera? La rappresentazione dell’irrappresentabile? La vergogna dei sopravvissuti, come ha sperimentato e ci ha poi raccontato Primo Levi ne “I Sommersi e i salvati” fino alla scelta finale del suicidio? O la volontà di un riscatto che riporti alla dignità della vita e quindi alla ribellione di chi vive nella condizione di morte e lavora e s’affanna per potersi garantire una manciata di giorni prima di essere a sua volta soppresso?
Lo spunto è reale. Nel 1944 ad Auschwitz si consuma e viene soffocata una rivolta armata messa in atto dai Sonderkommando, gli ebrei scelti per condurre alla camera a gas e poi al forno crematorio i loro correligionari. Tra coloro che sono costretti a diventare a loro volta aguzzini per un insopprimibile istinto vitale c’è Saul, che crede di riconoscere nel corpo martoriato di un ragazzo un figlio che forse non è suo, ma che simbolicamente rappresenta – forse – il futuro: la continuità che non può essere distrutta dalla riduzione a cosa, a “pezzo”, come urlano gli aguzzini tedeschi a loro volta coinvolti in questa banalità del male, dove l’orrore diventa consuetudine e perde il significato dell’orrore per diventare un lavoro. Un lavoro qualsiasi.
Così la sua missione sarà quella di dare al ragazzo una sepoltura umana e di trovare un rabbino che reciti il Kaddish, la preghiera dei morti e con lui dargli sepoltura sotto la terra. Questa ossessione è recitata da un attore che è un poeta e che vede continuamente la macchina da presa fissa sul suo volto o sulle sue spalle, dove una rossa X segna la sua condizione di chi lo vuole non umano. Scegliere la morte a differenza della vita, che i suoi compagni ricercano, mettendo in atto la rivolta, è l’ossessione di Saul. Il film sfuoca l’orrore rendendolo ancora più terribile perché solo intravisto. Sono i corpi incitati alla morte, la ritualità “banale” dell’eliminazione dei “pezzi”, i cadaveri, la raccolta dei piccoli averi, la scelta degli oggetti e, infine, il carico dei forni e l’eliminazione della polvere dei corpi. Saul sembra essere ormai al di là di questa spaventosa catena, teso ormai unicamente nella ricerca di procurare la sepoltura al giovane. Perde la polvere da sparo che avrebbe dovuto consegnare ai compagni rivoltosi, si vorrebbe rifiutare di aiutarli nell’impresa. La vita per lui è sinonimo di morte. Ma di una morte a cui si dia un aspetto umano. Lanzmann, il terribile raccoglitore delle memorie dei sopravvissuti nel suo “Shoah”, condanna ogni immagine che non sia la voce, ma per questo film fa un’eccezione.
La domanda è dunque: cosa si ricava da questa rappresentazione dell’irrappresentabile? Che diritto abbiamo di frugare con gli occhi del protagonista una realtà che è tanto più irreale quanto più viene sfumata nelle nebbie dell’occhio che non vuol vedere? E’ ancora vero che l’arte dopo Auschwitz non ha più diritto di rappresentanza? Come Dio?
Il filosofo Didi-Huberman ha dedicato al film un libro, “Sortir du noir”, dove il nero è quel buco irrappresentabile della Shoah da cui bisogna uscire, come ha fatto Nemes, il regista, per rappresentare visivamente l’orrore. Non so se il film otterrà, dopo tutti i riconoscimenti che ha avuto, anche l’Oscar. Non importa. Quello che importa che ormai ha sancito il diritto dello sguardo nell’orrore.
A questa immagine di morte come avrebbe potuto suggerire Dante s’innesca una vicenda che vede coinvolti i rappresentanti della frangia estrema della politica israeliana, che condanna la possibilità politica di convivenza tra i due popoli, palestinese e israeliano, nella terra promessa. Così Amos Oz, Abraham Yeoshua, David Grossman, i maggiori scrittori ebraici vengono messi alla gogna e chiamati “talpe nella cultura” per la loro mai nascosta convinzione di una possibilità di convivenza tra i due popoli.
In questo senso pericolosamente la negazione delle convinzioni espresse dai tre scrittori s’avvicina in qualche modo al comportamento proprio della posizione iraniana. Scrive Roger Cohen nel New York Times ripreso da “La Repubblica”: “L’Iran diffida dalla chiarezza […] Restando in tema di negazione della verità, l’Ayatollah Khamenei, il supremo leder iraniano, ha nuovamente messo in dubbio l’Olocausto. […] Inutile dire che questa negazione dell’Olocausto è infame, il regime dà il peggio di sé. E’ anche sintomo della disperazione dei falchi, decisi a bloccare l’apertura al resto del mondo voluta da Rouhani”.
Mi pare evidente allora che per non nascondersi dietro le bugie – riguardo l’Olocausto, come riguardo gli scrittori israeliani “talpe nella cultura – bisogna riflettere su queste considerazioni tratte dal primo romanzo di Amos Oz.
Ruben Harish è un poeta. Vive nel Kibbutz di Mezzudat Ram. Ha una vita sentimentale assai infelice, ma il suo impegno, dove ritrova il senso della sua vita e la capacità di sopportare il peso della tragedia della Shoah nella patria promessa, è quello di insegnante. Questo è il tema del primo romanzo di Amos Oz, il grandissimo scrittore israeliano che con David Grossman e Abraham Yehosua, si pone ai vertici della letteratura contemporanea. Il romanzo è ora leggibile nella edizione Feltrinelli con il titolo “Altrove”.
In una mattina straordinariamente limpida Ruben Harish porta gli allievi in un boschetto del kibbutz e racconta la vicenda e il senso per il quale questi bambini sono lì, nonostante dalle cime attorno i colpi di fucile avvertano della minaccia sempre presente in quella terra, che il lavoro ha rigenerato e resa fertile. Ruben ora parla della Shoah: “Molti fra i vostri parenti, nonni, nonne, zii, sono stati sterminati da quei malvagi. A differenza di coloro che lungo la storia hanno odiato Israele i tedeschi hanno compiuto la loro opera a sangue freddo . Secondo un progetto ben preciso. Con metodo scientifico. […] Ma non dovete pensare che tutti gli ebrei siano andati come pecore al macello, o fuggiti come topi o che si siano nascosti come talpe”. Ecco, prosegue Ruben, molti di loro “hanno preso in mano il proprio destino e sono venuti a fondare una patria ebraica”. E a questo punto Amos Oz, attraverso la voce di Ruben, esprime una convinzione di grande impatto etico e umano: “non c’è odio nei nostri cuori. Guai se così fosse, non sono gli arabi il nostro nemico, ma è l’odio. Cerchiamo tutti di non farci contagiare dall’odio”.
Tutti conoscono la vicenda esistenziale di Oz, che dopo il suicidio della madre e rifiutando la ideologia paterna, cambierà il proprio cognome da Klausner in Oz che significa ‘forza’. La sua campagna contro l’odio è già presente in questa prima prova. Leggo su “La Repubblica” un articolo Steven Erlanger ripreso dal “New York Times” in cui si riferisce della campagna implacabile condotta da autorevoli rappresentanti della destra israeliana contro i tre intellettuali, insieme a Oz, Grossman e Yehoshua, considerati “talpe nella cultura” capaci di operare contro Israele stessa. Non so quanto di vero ci sia in queste affermazioni e nella volontà politica di una difesa che sembra in qualche modo avversa a quel pensiero europeizzante che questi scrittori hanno portato con sé nel nuovo mondo. Si pensi anche alla decisione di togliere dalle letture per i licei il romanzo “Borderlife” della scrittrice Dorit Rabinyan, che narra la storia d’amore tra una donna israeliana e un palestinese, quasi che il libro possa promuovere l’assimilazione.
Sono notizie sconvolgenti e che al solito prendono di mira la forza terribile e temibile della parola-verità che inesorabilmente si afferma contro qualsiasi decisione politica e falsamente religiosa.
“Il figlio di Saul” toglie al nero l’irrappresentabilità della Shoah. I grandi scrittori israeliani tolgono all’odio la forza del male.

Emozioni olfattive, percorsi sensoriali e bellezza

da: ufficio comunicazione ed eventi Unife

Appuntamento il 7 febbraio al Museo Archeologico nell’ambito del Carnevale Rinascimentale a Ferrara.

Una giornata di vera emotività culturale, interamente dedicata alla storia dei profumi, alle note affascinanti del mondo delle essenze e alla ricerca della bellezza, quella in programma domenica 7 febbraio, nel Salone delle Carte Geografiche del Museo Archeologico Nazionale (via XX Settembre, 122), con un doppio appuntamento nell’ambito della V edizione del Carnevale Rinascimentale a Ferrara.

L’iniziativa si aprirà alle ore 10 con la conferenza dal titolo “Il profumo nel mondo antico, all’epoca di Isabella d’Este e nel XXI secolo”, dove a sviluppare la tematica saranno qualificati specialisti del contesto storico e scientifico cittadino.

Paola Desantis, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, affronterà il tema del profumo nel mondo antico, con particolare riferimento alla realtà di Spina. Spiega Desantis: “Aryballoi, alabastra e lekythoi sono i nomi greci dei preziosi contenitori in ceramica, alabastro o pasta vitrea, rinvenuti in grande quantità a Spina, che attestano la diffusione anche in questa città delle preziose essenze aromatiche in essi contenute. Sulle rotte del commercio ateniese giunsero a Spina, testa di ponte dei commerci etruschi in Adriatico, sia per gli usi della vita che per i riti della morte. Oggetti spesso di vera bellezza, consentono di leggere la consuetudine del profumo nella città in chiave simbolica, sociale e culturale, ma certamente anche nei suoi risvolti di natura economica”.

Seguirà l’intervento di Francesco Scafuri, Responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara, con un’illustrazione riguardante i profumi in epoca rinascimentale. Afferma Scafuri: “Sarà l’occasione per ricordare come tra le corti italiane e in particolare presso di quella estense, la passione e l’uso per i profumi fossero intensissimi. Diedero un impulso all’arte profumiera e alla cosmesi alcune grandi donne del Rinascimento, tra cui Caterina Sforza e Caterina de’ Medici, ma soprattutto Isabella d’Este, figlia di Ercole I d’Este e di Eleonora d’Aragona, nonché marchesa di Mantova, che nella città lombarda frequentava un suo rinomato laboratorio di profumeria, componendo lei stessa le preziose essenze”.

Sarà poi la volta di Silvia Vertuani, Ricercatrice del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie dell’Università di Ferrara – Sezione di farmaco e prodotti della salute e fondatrice, assieme a Stefano Manfredini, dello spin off universitario Ambrosialab, che ci offre un’anticipazione: “A partire da cenni di antropologia dell’odore e del funzionamento dell’organo di senso dell’olfatto, cercherò di condurre il pubblico ad una più chiara comprensione degli ingredienti chimici che compongono un profumo, riconoscendo le principali note che abitualmente gli essenzieri creano per i vari accordi, che poi andranno a creare le cosiddette famiglie olfattive”.

Chiuderà la conferenza Stefano Manfredini, Presidente della Scuola di Farmacia e prodotti della salute e Codirettore di COSMAST – Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche di Unife . “Illustrerò come a partire dagli antichi metodi di estrazione delle essenze profumate – spiega Manfredini – si sia giunti alla comprensione dei meccanismi alla base del riconoscimento olfattivo delle molecole odorose. Queste acquisizioni hanno consentito nel secolo scorso lo sviluppo di una chimica per l’ottenimento di nuove sostanze, che sono entrate, prima nella storia del profumo, e poi nel quotidiano con lo sviluppo della pubblicità olfattiva e degli apparati iSmell (Angewandte Chemie 2011, 50 (30): 6771–6775)”.

E a seguire, una esibizione avvincente e originale: “Il veleno della bellezza”, la conferenza-spettacolo della Compagnia Teatroscienza, con Alex Gezzi, Elena Pavoni ed Eugenio Squarcia. “La tematica della performance – spiegano i protagonisti – ha come filo conduttore la bellezza, che verrà affrontata con le più imprevedibili connessioni, che, grazie al un gioco di legami colti, collegamenti con il passato e notabili citazioni, porteranno poi ad avvolgere ogni cosa, attraverso antropologia, letteratura, mitologia, arte, musica e poesia”.

Nel corso di tutta la mattinata, resterà allestita una postazione olfattiva, organizzata da COSMAST, che metterà a disposizione dei partecipanti una “esperienza olfattiva”: una fragranza da vaporizzare basata su Iris (genere floreale, il cui nome deriva dalla parola greca iridos, con la quale ci si riferiva all’arcobaleno e alla messaggera degli Dei), con diffusori per disperdere la fragranza nell’ambiente e una crema da provare a base Iris, prodotta dalle ricerche di Ambrosialab.

Nel pomeriggio, con inizio alle ore 15.30, Paola Desantis accompagnerà il pubblico a scoprire nelle vetrine del Museo le testimonianze dell’importanza che ebbero anche a Spina i profumi e la cosmesi. Accompagneranno la visita con letture e recitativi le “Giovani Etrusche di Spina” del Gruppo Archeologico Ferrarese, che collabora all’iniziativa.

La manifestazione, ad accesso libero e gratuito, è organizzata da Unife, Museo Archeologico Nazionale e Comune di Ferrara.

Per informazioni:
Maria Grazia Campantico, cmpmgr@unife.it, tel. 0532 293243, cell. 338 6195376 – 335 1409739

ECOLOGICAMENTE
Le carte dei servizi idrici si adeguano

Prosegue la determinazione per una sana e corretta applicazione delle carte dei servizi per l’acqua. Già le multe a chi non la applicava facevano ben sperare, ma ora non ci sono più dubbi: da giugno sono obbligatorie e necessarie. Lo dice la delibera dell’Aeeg (655/2015/R/idr), che prosegue nell’innovativa regolazione della qualità contrattuale del servizio idrico integrato.
Vengono definiti i livelli minimi e gli obiettivi di qualità mediante l’individuazione di indicatori quali i tempi massimi e gli standard minimi per le prestazioni da assicurare all’utenza, omogenei sul territorio nazionale, determinando anche le modalità di registrazione, comunicazione e verifica dei dati relativi alle prestazioni fornite dai gestori su richiesta degli utenti. Si applica a tutti i gestori dal 1 luglio 2016 e per questo invito a leggere il testo allegato.
Finalmente a livello nazionale sono introdotti indennizzi automatici (già presenti da tempo a livello regionale) da corrispondere agli utenti in caso di mancato rispetto degli standard specifici di qualità, prevedendo anche un meccanismo di penalità per gli standard generali non rispettati.
Sono infatti introdotti tempi di riferimento per le modalità di fatturazione, per la rateizzazione dei pagamenti, per la gestione delle pratiche telefoniche, delle richieste scritte dei reclami, degli sportelli, del servizio di pronto intervento, per l’esecuzione dei lavori, per le verifiche del misuratori, per il livello di pressione e molto altro.

Informatevi e difendete i vostri diritti.

Scarica da qui la delibera

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La carta dell’informazione ambientale per affrontare i rischi

La vita è un’opera d’arte

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Bertold Brecht

Tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere. (Bertolt Brecht)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

I nostri risparmi sono al sicuro?

Crisi economica, crisi monetaria e collasso del sistema bancario. Gli italiani protestano e chiedono garanzie allo stato e alle banche per la tutela dei propri risparmi. Ma per capire gli ingranaggi che muovono il sistema bancario occorre informarsi. Per questo a Ferrara il Gruppo Cittadini Economia studia da alcuni anni i meccanismi di economia e finanza con esperti da tutt’Italia e organizza incontri pubblici per capirne di più.

Il prossimo incontro pubblico, dal titolo “Banche e crisi economica: i nostri risparmi sono al sicuro?“, sarà mercoledì 10 febbraio 2016 alle 20.30 alla Sala Estense di piazza Municipio a Ferrara, e prevede le relazioni di Marco Mori, avvocato, esperto in questioni giuridiche e da anni in prima linea nella difesa dei principi costituzionali rispetto ai Trattati Europei e Giovanni Zibordi, analista finanziario, trader e coordinatore del sito “Cobraf.com”, dottore di ricerca in Economia all’Università di Roma, Master in “Business Administration” alla Ucla Anderson School of Management. Seguirà il dibattito aperto alle domande del pubblico.

L’obiettivo degli organizzatori è diffondere i meccanismi alla base del funzionamento delle banche, proponendo una analisi dell’attuale momento di crisi che vede notevoli difficoltà per le aziende e le famiglie ricevere credito, mentre i mercati finanziari continuano ad aumentare i loro profitti, mettendo in campo anche ipotesi di soluzioni possibili. Da diversi punti di vista si cercherà di capire quale sia il livello di sicurezza dei risparmi depositati nelle banche e se le garanzie legalmente concesse siano sufficienti.

L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Ferrara, organizzata dal Gruppo Cittadini Economia con il sostegno della Comunità Emmaus.

Marco Mori – Avvocato nato nel 1978 a Rapallo (GE) si occupa sia di diritto civile che penale. Esperto in questioni giuridiche è da anni in prima linea nella difesa dei principi costituzionali rispetto ai Trattati Europei. Protagonista di numerose vertenze contro lo Stato e le Banche a tutela dei cittadini a condizioni estremamente agevolate.

Giovanni Zibordi – Laureato in Economia, dottorato in economia, Master in “Business Administration” alla UCLA Anderson School of Management, si è occupato di consulenza manageriale e attualmente segue i mercati finanziari. Gestisce il sito internet “cobraf.com”. Ha scritto insieme a Marco cattaneo “la soluzione per l’euro. 200 miliardi per rimettere in moto l’economia italiana” e, in collaborazione con altri economisti, l’ebook “Per una moneta fiscale gratuita” (MicroMega).

Dal comunicato stampa.

Ferraraitalia ha pubblicato vari articoli e organizzato incontri sul tema dell’economia e della finanza.
Per leggere clicca qui.

A letto dopo il Carosello

Il 3 febbraio 1957 andò in onda per la prima volta Carosello, il famoso mini varietà trasmesso dalla Rai fino al 1° gennaio 1977. Questo rigido ma formidabile format televisivo – che prevedeva l’alternanza di sketch con protagonisti personaggi celebri con spot pubblicitari – ogni sera, dalle 20:50 alle 21, entrava nelle case di milioni di italiani tanto e divento prestò uno dei più grandi classici della televisione italiana. Tra i tanti contenuti di successo di Carosello spicca sicuramente l’indimenticabile sigla, tutta da fischiettare…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

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