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Giorno: 2 Ottobre 2015

movimento5stelle

M5S, la beffa: a Ravenna il meeting annuale europeo delle città con mura

Da: Ufficio Stampa M5S Emilia-Romagna

E’ in corso di svolgimento in questi giorni a Ravenna il simposio internazionale dell’unica associazione esistente che riunisce le principali città con mura europee (EWT, European Walled Towns).
La città di Ravenna rivendica orgogliosamente l’organizzazione dell’evento, pur nella consapevolezza che la cinta muraria ravennate non è né fra quelle più conosciute, né fra quelle meglio conservate (di fatto è quasi inesistente). Ravenna è la dimostrazione del fatto che quando si vuol fare buona cultura a livello europeo il primo requisito è la volontà politica di mettersi in gioco, anche se magari non si hanno le carte migliori da spendere. Necessitano spirito di iniziativa e di condivisione, accompagnati da volontà di visibilità per creare sinergie europee e indotto turistico.
E Ferrara, la città con mura par excellence, che vanta il primato delle mura antiche più lunghe e fra le più prestigiose d’Italia, perché non ne fa parte? Perché non si è mossa adeguatamente per inserirsi in un circuito virtuoso che è anche un centro di ricerca accademico d’eccellenza che riunisce le principali città europee caratterizzate da cinte murarie? A dir la verità, probabilmente non è stata neanche invitata, paradossalmente.
La ragione è molto semplice. L’influente piramide decisionale della politica culturale ferrarese , diretta in buona sostanza dall’Assessorato alla Cultura, ma con infinite diramazioni associazionistiche (dove non si muove foglia, da tempo immemore, che Arci non voglia) non ha sentito l’esigenza di colmare questa grossa incongruenza ,nonché lacuna culturale, che vede la città estense esclusa da una rete internazionale di città con mura nella quale sarebbe a pieno titolo una delle realtà più autorevoli. Al contrario, la stessa piramide decisionale, che si è lanciata in un passato non remoto nella fallimentare avventura di Hermitage e nella non entusiasmante esperienza dello spazio Grisù, ha avuto alcuni mesi fa il miope coraggio di respingere, in Consiglio Comunale ,una mozione del Movimento 5 Stelle che chiedeva l’adesione della città di Ferrara alla rete di European Walled Towns . E con quale pretesto? Perché la somma richiesta per adesione (660 euro) era troppo alta e rischiava di far collassare le finanze pubbliche?
L’amministrazione comunale ,dunque, si permette di sperperare centinaia di migliaia di euro in maldestre speculazioni finanziarie (vedi i derivati Dexia) e devolvere decine di migliaia di euro ad associazioni varie (sempre le stesse….”amiche“) , ma non trova 600 euro per far parte delle città murate europee!
Da qualsiasi punto di vista si consideri il fatto che sia Ravenna ad ospitare il simposio annuale di EWT è un bello schiaffo per la città estense e per la politica culturale della nostra città. Non ci resta che rammaricarci in attesa di un mea culpa pubblico da parte di Sindaco e giunta. Il pentimento sarebbe già qualcosa.

INTERNAZIONALE
Il cibo e la natura. Visioni di un mondo diverso e possibile

Storie minime di un mondo possibile e diverso, alle cui radici ci sono l’idea di una comunità solidale, il piacere della condivisione e dello stare insieme. E’ il filo che ha legato le testimonianze degli ospiti intervenuti al teatro Nuovo per dare concreta sostanza all’incontro “Coltivare talenti. Dall’alimentazione all’ambiente nuovi modelli educativi per i cittadini di domani”.
Per Alice Waters tutto ruota attorno al cibo, “la mia passione è la cucina – spiega – e ho deciso di aprire un ristorante che fosse punto di incontro, conoscenza, luogo di nutrimento per il corpo e per la mente”. L’accurata scelta di prodotti naturali, cibo biologico caratterizzano un’esperienza nata negli Stati Uniti già alla fine degli anni Sessanta. “Volevo creare il clima che si ha in famiglia, l’atmosfera amichevole, la semplice magia di quando si mangia un boccone e si beve un bicchiere in compagnia. Volevo quell’insalata e quel rafano e questo già molto tempo prima che nascessero i movimenti dei mercati contadini”. Alice dice di avere scoperto il senso autentico dell’affermazione “siamo ciò che mangiamo”, perché e a tavola, nella convivialità e nel reciproco rispetto di gusti e tradizioni che si incomincia ad assimilare i valori a a digerire le idee…”.

Se l’educazione, dunque, può passare attraverso anche attraverso i sensi e l’empatia stimolati attorno al tavolo di un ristorante, più diretto e immediato è il riferimento pedagogico offerto dallo straordinario “asilo nel bosco” che da vent’anni esiste nella zona di Ostia antica.
“La cosa interessantissima è vedere come i bambini si sentono coinvolti – racconta il fondatore Danilo Casertano -. Possono toccare e ricevono immediatamente risposta sensoriale. L’aula nostra più gettonata è la pozzanghera! E’ stato un grande successo farci saltare i bambini dentro” rivela fra le risate degli spettatori di questa prima mattinata del festival di Internazionale a Ferrara. “E poi il fuoco, quanti sensi attiva: vista olfatto udito… Per molti è una scoperta, come lo sono tante esperienze che si fanno a contatto con la natura”.
La genesi di questa anomala struttura sta più in un bisogno istintivo che in un progetto pianificato. “Quando casualmente in spiaggia in una torrida giornata di luglio 20 anni fa ho incontrato un altro matto come me è nato l’asilo nel bosco. Avevamo solo un’idea e un parco pubblico di una ventina di ettari. Non c’era nemmeno la maestra, ancora. Poi l’abbiano trovata, straordinaria! E dire che non aveva nemmeno studiato pedagogia, era laureata in storia dell’arte ma è diventata la nostra preziosa maestra del bosco per i primi dieci bambini che si sono iscritti alla nostra scuola. E lo è ancora oggi”.
Oggi che, dopo anni di ‘apprendistato’, l’asilo (che si trova ad Acilia, nel parco della Madonnetta) ha avuto un riconoscimento istituzionale ed è diventato un modello di riferimento per altri che si stanno incamminando sulla stessa strada. “Ora mi hanno chiamato persino in Cina per spiegare la nostra esperienza”.

Sul cartello di ingresso dell’asilo del bosco campeggia un lungo elenco di azioni e la scritta cubitale ‘Non è vietato’.”E’ stato subito un felice delirio, avevamo infranto gli schemi – commenta Casertano – ma abbiamo sempre lavorato con le istituzioni. Abbiamo cominciato subito ad attirare persone, la gente si trasferiva per poter portare i figli nell’asilo del bosco”.
“Il complimento più bello ricevuto in questi 20 anni – conclude – è stato del bambino che mi ha detto – dopo che avevamo spiegato il sistema di progettazione e conservazione degli ecosistemi – “ma allora anche noi siamo una permacultura: perché ci sono tante diversità che si uniscono e stanno bene insieme”. Ed è proprio così: questa comunità educante è formata da persone diverse con sensibilità differenti, anche fra gli educatori: c’è la montessoriana, lo staineriana  il libertario, che non manca mai! E stiamo davvero bene”.

Una traccia, di un mondo diverso e praticabile.

LA SEGNALAZIONE
Frigieri, sconfitte e ri-partenze perché non è mai “Troppo tardi”

“Troppo Tardi” è il nuovo album di Giancarlo Frigieri, una raccolta di otto canzoni tutte made in Emilia Romagna: Frigieri, infatti è nato a Sassuolo e il suo nuovo lavoro è distribuito e promosso dalla ferrarese New Model Label.
Giancarlo ha condiviso palco e microfono con Max Gazzé, Modena City Ramblers, Nada, Baustelle e Nick Castro, ed è stato il batterista dei Julie’s Haircut e il frontman dei Joe Leaman. Dopo i primi album in inglese, il cantautore emiliano ha iniziato a cantare in italiano con “L’età della ragione”, vincitore nel 2009 del premio “Miglior Album autoprodotto” al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza. “Troppo tardi”, disponibile dal prossimo 9 ottobre, è il suo settimo disco.

Giancarlo Frigieri
Giancarlo Frigieri

Per la realizzazione di “Troppo tardi” sono state utilizzate esclusivamente chitarre e voci, con l’applicazione di ogni tipo di effetto digitale o analogico per farle sembrare (anche) qualcos’altro. Il cantautore emiliano è l’autore dei testi e delle musiche di tutte le canzoni.
Le parole, a volte, hanno sonorità musicali, come nel caso de “Il chiodo”, dove la frase “Zitti tutti” è sussurrata per simulare una batteria con le spazzole, mentre una disquisizione gustativa introduce la prima metafora del disco: “Il sale delle lacrime alle volte sembra dolce ed è a quel punto che iniziano i guai, quelli cui piace stare dalla parte dei perdenti faranno si che tu non vinca mai…”. In “Motivi famigliari”, le parole “Rakastan sinua” (ti amo in finlandese) sono eseguite in loop per sostenere la ritmica del brano e il lato oscuro di una storia d’amore ossessiva. Nel pezzo “Elicotteri e cani”, quello con maggior spessore introspettivo, l’effetto percussivo è affidato a respiri e feedback di chitarra: le parole seguono l’andamento lento di un suono melanconico, “con la speranza che i cani e gli elicotteri non lo trovino mai”.
“Fiori” si apre con un assolo di chitarra che unisce pezzi di melodie di autori classici del novecento: Bartòk, Stravinskij, Shostakovich, Debussy e Holst, sopra a un basso simulato per descrivere la corsa del tempo verso un tiepido futuro.
“Il limite” è una ballata, dalla cadenza incalzante, una filastrocca intelligente che si svolge davanti allo specchio “…un uomo che cammina e che non sa di essere un equilibrista sul filo della realtà… credimi allo specchio, pronto a ridere di te”. Pigrizia e meditazione convivono in “Galleria”, dove si punta il dito verso illusioni e occasioni mancate.
“Nel mondo che faremo”, è una sintesi dell’ironia e della leggerezza con cui raggirare il pessimismo: “Vorrei avere una parola di speranza che sia vera perché io a dirla tutta non la vedo così nera la soglia di attenzione l’asticella e noi si resta vivi, sfruttando i terzi tentativi… la nuova droga sarà la felicità e piano piano ognuno ci si abituerà… ”.
In “Nakamura”, fa capolino il rock progressivo, con tanto di distorsioni acide, essenziali per raccontare la storia dell’ennesimo “ultimo” soldato nipponico, ignaro della fine della Seconda Guerra Mondiale.

I brani dell’album sono legati da un tema comune, rintracciabile nell’uso ricorrente di alcune parole, scelte per raccontare le sconfitte che possono colpire l’uomo comune. Come afferma l’autore: “Questo è un disco che parla dell’accettazione della propria sconfitta, del fatto che riconoscere di essere stati sconfitti non è una cosa necessariamente negativa, anzi può essere un ottimo punto per ripartire. I testi parlano di storie e persone sconfitte: c’è chi la vive come un incubo, chi come una liberazione per ricominciare, chi la prende serenamente come un’esperienza necessaria e chi, nella sconfitta, ci fa il bagno tutti i giorni”.
Il sapiente dosaggio, d’intelligenza e ironia, crea situazioni dai toni surreali che offrono spunti di vita reale su cui riflettere. Gli effetti “analogici” donano all’album sonorità lontane dagli stereotipi del cantautore classico.

Lo scorso 21 settembre è stato pubblicato il video del brano “Il chiodo”, regia di Corrado Ravazzini con Vincenzo Maenza, nato a Imola, pluripremiato campione olimpionico specialista nella lotta greco-romana.

ASCOLTA “Il chiodo”, il nuovo video di Giancarlo Frigieri con protagonista Vincenzo Maenza [clicca qua]

Gandhi

LA RICORRENZA
Nella nonviolenza l’irresistibile forza della giustizia

“Ci sono molte cause per le quali sono pronto a morire, ma nessuna per cui sono pronto a uccidere”. Gandhi

In un mondo dove ormai pare predominare la violenza di ogni genere (immagini, parole, gesti) parlare di nonviolenza può sembrare un’utopia, un grido nel vuoto. Ma oggi è la Giornata internazionale della nonviolenza, e ricordarlo non è retorico.
Si celebra il 2 ottobre per ricordare la nascita di Mohandas Karamchand Gandhi, noto come Mahatma Gandhi. Promossa dall’Onu nel 2007, la risoluzione dall’Assemblea generale chiedeva a tutti i membri delle Nazioni Unite di commemorarla in maniera adeguata così da “divulgare il messaggio della nonviolenza, anche attraverso l’informazione e la consapevolezza pubblica”, un principio universale fondamentale per assicurare una cultura di pace, tolleranza e comprensione. Il rifiuto della violenza fisica o verbale per raggiungere un qualsiasi obiettivo di cambiamento politico o sociale e la resistenza non violenta (che non significa passività) sono stati il cuore della vita e della filosofia pacifica di Gandhi.
Nato nel 1869 a Porbandar, nell’attuale stato del Gujarat, nell’India nord-occidentale, il Mahatma – termine sanscrito che significa “grande anima” e che gli venne conferito per la prima volta dal grande poeta Rabindranath Tagore – si oppose sempre alla violenza, provando a sovvertirne gli schemi con immensa forza di volontà e coraggio. Il professor Gene Sharp, uno dei primi studiosi della resistenza nonviolenta, utilizza la seguente definizione nella sua pubblicazione, The Politics of Nonviolent Action: “L’azione nonviolenta è una tecnica con cui le persone che rifiutano la passività e la sottomissione, e vedono la lotta come essenziale, possono vincere il conflitto senza violenza. L’azione nonviolenta non è un tentativo di evitare o ignorare conflitto. È una risposta al problema di come agire efficacemente in politica, in particolar modo come esercitare il potere efficacemente”.

Gandhi, con il suo esempio, ha dimostrato le proteste pacifiche sono più efficaci delle aggressioni militari. Dal 1906, in Sudafrica, aveva lanciato, contro le discriminazioni razziali inflitte ai suoi connazionali, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, il “satyagraha”: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Tramite ribellioni pacifiche e marce, avrebbe ottenuto importanti riforme a favore dei lavoratori indiani. Segno che la non violenza poteva e può essere efficace e (ri)pagare. Le campagne di disobbedienza civile sarebbero continuate (dalla prima, nel 1919, a favore del boicottaggio delle merci inglesi e del non-pagamento delle imposte che lo portò a processo e arresto, alla seconda, nel 1921, per rivendicare il diritto all’indipendenza, che lo vide ancora in carcere, fino alla terza, nel 1930, contro la tassa sul sale, giudicata estremamente iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere). Spesso incarcerato, negli anni successivi, rispose agli arresti con lunghi scioperi della fame. Sempre con coraggio, fermezza, umiltà e serenità. “La mia non-cooperazione”, diceva, “non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male, (…) portato a sistema, non con chi fa il male”.

Autodeterminazione dei popoli, convivenza pacifica, rispetto reciproco, fratellanza e tolleranza religiosa erano i suoi più alti convincimenti e desideri. Ricchezze che dovevano convivere.
Oggi più che mai questo messaggio va incoraggiati: divisi da intolleranze e conflitti che abbruttiscono, va promossa una vera cultura di pace, basata e costruita su dialogo e comprensione. Per vivere insieme in armonia e rispetto e celebrare la ricchezza della diversità dell’umanità.

In questa giornata importante, tutti siamo chiamati a riflettere e mobilitarci contro l’intolleranza, a sostegno della cittadinanza globale della solidarietà nello spirito della nonviolenza. “Una cosa è certa. Se la folle corsa agli armamenti continua, l’esito sarà un massacro quale non si è mai visto nella storia. Se ci sarà un vincitore, la vittoria vera sarà una morte vivente per la nazione che riuscirà vittoriosa. Non c’è scampo allora alla rovina incombente se non attraverso la coraggiosa e incondizionata accettazione del metodo non violento con tutte le sue mirabili implicazioni. Se non vi fosse cupidigia, non vi sarebbe motivo di armamenti. Il principio della non violenza richiede la completa astensione da qualsiasi forma di sfruttamento. Non appena scomparirà lo spirito di sfruttamento, gli armamenti saranno sentiti come un effettivo insopportabile peso. Non si può giungere a un vero disarmo se le nazioni del mondo non cessano di sfruttarsi a vicenda” (Mohandas Karamchand Gandhi, Antiche come le Montagne).

Ogni uomo può cercare la sua strada e seguirla senza esitazioni. “Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l’odio con l’amore, la menzogna con la verità, la violenza con l’abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell’educazione di un bambino”. (Gandhi)

SALUTE & BENESSERE
Pubalgia, la patologia dell’atleta

Oggi parliamo di pubalgia, il dolore all’addome e alla zona pelvica. Interessa soprattutto gli sportivi, in particolare i professionisti, cioè coloro che svolgono attività continuative e ad alto livello, come ad esempio i giocatori di calcio, di tennis, di pallamano, chi tira di scherma o chi pratica l’atletica, la danza, l’equitazione: tutte discipline nelle quali è richiesta l’intensa sollecitazione degli arti inferiori. Ma non è infrequente che tale problema emerga anche nelle donne in gravidanza.

La pubalgia in senso ampio è una sindrome dolorosa generica che interessa la regione addominale e inguinale fino alla zona interna delle cosce. Le cause possono essere molto diverse e spaziano da patologie tendinee o muscolari, ossee o articolari fino a quelle di tipo infettivo, tumorale, ecc. Con questo termine però si può intendere generalmente anche una sindrome dolorosa della griglia pelvica, che rientra tra le “patologie da sovraccarico”, la cui origine cioè si fa risalire a una serie di microtraumi ripetuti nel tempo. In sostanza, quindi, la pubalgia è un dolore muscolare (mioentesite) che riguarda diversi gradi di lesione dei muscoli della zona frontale e bassa dell’addome e della sinfisi pubica.

La forma che generalmente interessa gli sportivi è quella della pubalgia da sindrome retto-adduttoria e spesso negli atleti è la conseguenza di altri fattori legati ad alterazioni statiche e dinamiche del rachide, del bacino e degli arti inferiori: l’iperlordosi lombare, la displasia congenita dell’anca, la dismetria degli arti inferiori sono infatti tra le cause più frequenti. Uno dei fattori predisponenti più comuni è l’asimmetria del bacino, che può evidenziarsi con un attento esame posturale osteopatico.

La zona pubica è molto spesso il punto d’incontro-scontro delle forze che arrivano dal basso (l’impatto al suolo) e di quelle discendenti (peso del tronco). La griglia pelvica e in particolare la sinfisi pubica sono quindi l’incrocio di spinte di forze contrapposte, il che li rende facilmente vulnerabili. Per l’atleta, tutto procede bene finché i suoi muscoli hanno una lunghezza ed un’elasticità tali da consentire l’assorbimento di questi impatti, mantenendo una coordinazione ottimale.
Spesso causa delle pubalgie sono l’eccessivo sviluppo e accorciamento dei muscoli posteriori della coscia (hamstring), che impediscono così al ginocchio di estendersi correttamente, ad esempio mentre si corre. In questo modo i muscoli adduttori non trovano più lo spazio biomeccanico per lavorare in modo corretto: si contraggono e si irrigidiscono. Il movimento non riesce più a essere ampio e fluido, come sarebbe invece necessario nella performance atletica. Durante l’attività sportiva il corpo ha bisogno di dispiegarsi per esprimere la sua massima potenza; invece in questo caso viene sollecitato mentre è bloccato.
Nel momento in cui uno o più gruppi muscolari diventano ipertonici s’instaurano poi anche congestioni che alterano il corretto metabolismo muscolare. Al tatto gli adduttori saranno molto più dolenti degli ischio-crurali della coscia, ma sono proprio questi ultimi che devono avere la precedenza nell’essere trattati, allungati e rimessi in fase, altrimenti gli adduttori non riusciranno mai a riprendere correttamente la loro funzionalità nella biomeccanica.

IMMAGINARIO
A Ferrara è Tuttaunaltracosa.
La foto di oggi…

E’ alla XXI edizione, ogni anno si svolge in una città diversa ma è nata a Ferrara e con Piazza Ariostea ha ormai un legame inscindibile e da alcuni anni viene organizzata in concomitanza con il Festival di Internazionale. Si tratta di Tuttaunaltracosa, la Fiera nazionale del Commercio equo e solidale che avrà luogo da oggi fino a domenica 4 ottobre, dalle 9.30 fino a sera.

Con oltre 50 stand di artigianato e alimentari, abbigliamento, sapori e profumi da tutto il mondo, è la più ampia vetrina di prodotti del commercio equosolidale in Italia e un laboratorio mondiale di economie alternative, che offrono soluzioni indipendenti a quella crisi di sistema che ormai caratterizza la nostra epoca. Diversi infatti anche gli incontri sullo sviluppo del movimento equosolidale con ospiti internazionali, anche in collaborazioni con il Festival di Internazionale, come nel caso del dibattito sulla legislazione per la tracciabilità dei minerali, che si terrà sabato 3 ottobre presso l’Università di Ferrara.

Per il programma completo clicca qui.

OGGI – IMMAGINARIO FOTOGRAFIA

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

GERMOGLI
Nonviolenza.
L’aforisma di oggi…

2 ottobre 1869 Nasce Mohandas Gandhi, il Mahatma (grande anima), o più semplicemente Bapu, padre. Dal 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il giorno della sua nascita Giornata Internazionale della Nonviolenza.

Gandhi
Gandhi

Le opinioni che mi sono formato e le conclusioni a cui sono giunto non sono definitive. Potrei modificarle in qualsiasi momento; non ho niente di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non-violenza sono antiche come le colline. Ho solo tentato di metterle in pratica su scala più vasta possibile. A volte ho sbagliato, ma ho imparato dai miei errori. La vita e i suoi problemi sono divenuti così per me il terreno su cui sperimentare nella pratica la verità e la non-violenza. (Mohandas ‘Mahatma’ Gandhi)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

ACCORDI
Happy Birthday Sting!
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Sting – Fields of gold

Auguri al grande Sting, il celebre cantante e bassista dei Police che oggi compie 63 anni. Una carriera costellata di successi quella del musicista inglese, da sempre impegnato in varie cause sociali e oggi ancora in pienissima attività con undici album pubblicati.

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